Anna Peruzzetto e Toni Vazzolaretto, sposi e volontari
9 Agosto 2011Raul Piccoli e Rita Mazzon, sposi e volontari
13 Agosto 2011Volontari al Piccolo Rifugio – Giorgia Baradel
Abbiamo chiesto ai partecipanti al camposcuola di Azione Cattolica che si è svolto (anche) al Piccolo Rifugio di San Donà dall’1 al 5 agosto di raccontarci la loro esperienza. Una di loro, Giorgia Baradel (nella foto piccola) ci ha inviato questa lunga testimonianza.
Caro personale del Piccolo Rifugio,
l’esperienza che ho vissuto tra le mura della casa mi rimarrà impressa credo per molto tempo perchè è stata davvero forte e per me molto significativa.
Non nascondo le incertezze e quel po’ di paura che mi hanno accompagnato durante il primo giorno, lunedì 1 agosto, ma non nascondo nemmeno la gioia e la curiosità nel voler conoscere un mondo che per alcuni aspetti risulta lontano e diverso dal mio.
Entrare in contatto con persone, seppur in alcuni casi molto più grandi di me, con problematiche fisiche, mentali mi ha aiutato a crescere ed a guardare le cose con occhi differenti.
Credo che questa esperienza dovrebbe essere vissuta da ogni ragazzo della mia età , non tanto per mettere alla prova le proprie capacità con persone “diverse” da noi, quanto per comprendere il vero senso della gioia e della semplicità : al Piccolo Rifugio anche solo una passeggiata al mercato o l’andare a bere il caffè seduti al bar sono momenti di gioia che rendono importante e memorabile una giornata.
All’inizio dell’esperienza ho detto anch’io, come i miei compagni, che “avrei voluto imparare dalle persone disabili”, anche se non sapevo effettivamente se così sarebbe stato, ma c’è voluto poco più di un’ora, penso, per confermare ciò che avevamo detto al primo incontro: il rapporto che ho avuto con gli ospiti della casa è stato ottimo e la prima cosa che mi hanno insegnato è stato il fatto di considerarli persone normali, intendo dire, senza problematiche di alcun genere, anche se di fatto ci sono e si percepiscono.
Ho iniziato dunque a parlare loro con un linguaggio chiaramente più semplice, ma tale da coinvolgerli in ogni attività in modo tale da non farli sentire “diversi”, ho iniziato a conoscerli (come si fa con chiunque si vede per la prima volta e si ha l’occasione di starci insieme per una settimana), ho iniziato a far nascere dei discorsi come farebbero due persone sedute al bar o ad un tavolino qualsiasi, ho iniziato ad immergermi in un mondo speciale, ma semplicissimo.
La cosa ancora più strana, se così si può definire, è il fatto che tutto ciò è accaduto in un periodo di tempo molto breve.
Sono consapevole che l’entrare in così poco tempo in quest’atmosfera non è da tutti, per cui io mi ritengo una ragazza fortunata, ma penso che, comunque, chiunque viva un’esperienza così possa tornare a casa con una forza in più.
La paura e le incertezze, come ho già detto, sono svanite subito e ho vissuto l’esperienza al massimo, mettendomi alla prova, cercando di dare, ma ricevendo forse molto di più: riuscire a comunicare con disabili che purtroppo il loro fisico limita a parlare attraverso qualche gesto o qualche sorriso è stato per me meraviglioso e spero di aver trasmesso tra loro il più possibile questa felicità e queste emozioni che cerco ora, in queste poche righe, di raccontarvi.
Come penso sia apparso dalle mie parole, mi sono trovata molto a mio agio sia con i disabili, sia con le operatrici disponibilissime a rispondere alle nostre domande, a darci consigli, a renderci parte delle loro attività e capaci di trasformare un centro per persone disabili in una vera e propria famiglia.
Spero di venire a trovarvi presto per vivere ancora un’esperienza così bella e piena di insegnamenti,
Grazie di tutto,
Giorgia