Lucia Schiavinato nel ricordo di Giuseppe Pietrobelli
13 Novembre 2009L’Amore Vince – Dicembre 2009
1 Dicembre 2009Trieste, ci ha lasciato Rosaria Picca
E’ tornata al Signore nella mattina di domenica 15 novembre 200’9 Rosaria Picca.
Aveva 53 anni e da 43 viveva alla Domus Lucis. Vi era entrata ancora bambina e in salute, ma sapendo che sarebbe stata presto colpita da atassia. La stessa malattia di sua sorella Grazia, anche lei già ospite alla Domus.
Dopo le esperienze di autonomia, dalla scuola alla convivenza nel gruppo appartamento, Rosaria ha subito una progressiva perdita delle capacità, dai movimenti fino, circa un anno e mezzo fa, alla vista.
Ma ha mantenuto fino a quando ce l’ha fatta il suo spirito solare e sereno. Anche a motivo del suo grande bisogno di aiuto, Rosaria è stata una vera calamita di amici e volontari. Era particolarmente contenta quando due di loro, i giovani Carlo e Michele, venivano alla Domus a cantare e suonare la chitarra ( qui lo scritto con cui Carlo ricorda Rosaria).
Padre Silvio, un sacerdote amico della Domus Lucis, celebrerà il funerale di Rosaria sabato 21 alle 11 presso il cimitero di Trieste in via Costalunga.
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Riceviamo da un amico della Domus questo ricordo di Rosaria Picca,
Quando penso a Rosaria, due cose mi saltano subito alla mente: il suo sorriso grande e aperto, e il matavilz. Perché il buffo nome triestino della valerianella me lo insegnò lei, ormai tanti anni fa. Era una delle cose da mangiare che le piacevano tanto, e finché fu possibile diventò quasi una costante delle nostre “cene del giovedì”, condito con l’olio, il sale e un po’ di pepe, che si macinava da una pepiera azzurra.
Una corsa a Barletta…
Rosaria Picca era nata cinquantatré anni fa, a Barletta, ma presto era arrivata quassù a Trieste, con le “mulone” della Domus. Cosa ricordava di quella lontana città? Non credo molto, ma una volta raccontò che uno dei suoi primi ricordi era di lei a Barletta che correva insieme a una sorella o ad un fratello, per attraversare una strada. E un pomeriggio che mi fece sfogliare un album di foto ne vidi una tanto bella, con Rosaria che camminava in un grande prato, sorridente, con le braccia aperte. Le dissi: ah ah, ma guarda, avevi i pantaloni a zampa di elefante! Si mise a ridere e ridere, con quel sorrisone indimenticabile, ampio e allegro…
Quando rideva o quando era contenta, anche gli occhi lo trasmettevano; come il sorriso, anche gli occhi erano belli, e visto che parlare diventava sempre più faticoso e difficile, coi vecchi amici a volte parlava con quelli: per me era incredibile vedere come lei e Giovanna, la sua cara e amata Giovanna che sedeva di fronte a lei a tavola, si capivano con un’occhiata.
E Rosaria ci teneva tanto a farsi capire, a parlare, a partecipare a tutto quello che accadeva intorno; le piaceva tanto ascoltare, amava sentir raccontare cosa succedeva, cosa combinavamo noi suoi amici, dove eravamo stati, che avevamo fatto… si ricordava moltissimo, e tempo dopo ti chiedeva come stava o dov’era quella o quell’altra tua persona cara, che aveva conosciuto dalle tue parole; rideva con te delle cose buffe e si dispiaceva di quelle tristi.
Insieme a questa naturale disposizione all’ascolto e all’allegra partecipazione, all’amicizia pronta e socievole, Rosaria aveva anche una straordinaria capacità di prendersi a cuore gli amici, cercando di aiutarli in cose piccole e grandi con una sollecitudine dolce e condita di quella che era un’altra delle sue qualità: la testardaggine. “Mangia!!!”, mi ripeteva perentoriamente ogni volta a cena, e ci teneva a che mangiassi insieme a lei, senza aspettare che avesse finito.
Quanti passaggi in auto, per tornare a casa, ho avuto grazie a lei! Quanti esami ho dato, si può dire, anche grazie al suo aiuto! Come ha saputo starmi vicino ed esortarmi, quando ho avuto un momento difficile! E così è stato per tante e tante persone, fin quasi all’ultimo, quando la fatica e le difficoltà erano diventate davvero troppo. “Sono stufa!” ripeteva nei momenti di sconforto, ed era un dolore tanto grande: lei sempre così vitale, così attenta e partecipe.
Finché è partita; si è allontanata dalla vita, “ut conviva satur” dice Orazio, come un commensale sazio, spegnendosi piano, alla fine, come una candelina.
E adesso…? …vivrà sempre con noi, credo, in un mondo di affetto, di ricordi buffi e teneri, allegri e tristi; proverà a mostrare a ciascuno una strada, in un colloquio che non è ancora finito. Ed è bello pensarla ora in un grande prato verde verde, che corre a perdifiato, colle braccia aperte.
Un amico