Marcella Boeretto, la sua vita in un libro
12 Ottobre 2015Piccolo Rifugio e scuola media Schiavinato – anno 2015
3 Novembre 2015Pinetta Tamai, Volontaria della Carità
Mercoledì 21 ottobre è ritornata al Signore Giuseppina Tamai, per tutti Pinetta, Volontaria della Carità che viveva alla Domus Lucis di Trieste. Era originaria di San Stino di Livenza in provincia di Venezia.
Il funerale è sabato 24 alle 15 nel Duomo di San Donà. Giuseppina riposerà poi nel cimitero di San Donà accanto a molti suoi famigliari. L’esposizione della salma sarà al Cimitero monumentale Sant’Anna di via Costalunga a Trieste, dalle 9.15 alle 10.30
Avrebbe compiuto 95 anni a novembre e da 71 anni era parte della nostra storia: entrò al Piccolo Rifugio di San Donà il 16 marzo 1944.
Era una giovane donna disabile che voleva aiutare chi era disabile come lei, magari più grave: l’incontro con la nostra fondatrice Lucia Schiavinato le indicò la strada per realizzare la sua vocazione.
Era un’epoca in cui per la disabilità c’era molta meno attenzione che oggi, al punto che perfino molti istituti religiosi chiudevano le porte a chi era fragile nel corpo come Pinetta. Anche in questo Lucia si dimostrò pioniera.
Pinetta fu una delle prime Volontarie della Carità, cioè che scelsero, da laiche, la consacrazione nell’istituto secolare fondato da Lucia Schiavinato.
Da molti anni Pinetta era alla Domus Lucis: era molto amata, spiega la Volontaria Silvia Fazzari, e in tanti apprezzavano la sua saggezza.
Tra i suoi molti amici, anche Caterina D., con cui Pinetta ha scritto i ricordi della sua vita.
Qui sotto riportiamo un articolo dell’Amore Vince di giugno 1994 in cui Pinetta racconta un po’ della sua vocazione e della bellezza della sua vita trascorsa nella famiglia del Piccolo Rifugio.
“La mia vita nelle mani di Dio”, è ò’autobiografia di Pinetta Tamai, Volontaria della Carità mancata il 21 ottobre 2015.
E’ il racconto della sua vita raccolto dall’amica Caterina Dolcher alla Domus Lucis di Trieste, dove Pinetta viveva da 45 anni.
E’ stata la stessa Pinetta a chiedere di divulgarlo solo dopo la sua morte.
Le quasi 90 pagine sono un’emozionante storia di disabilità, di fede, di povertà, di Veneto contadino di inizio Novecento.
Pinetta racconta la fede trasmessa dai genitori e coltivata tra la natia San Stino e la parrocchia di Torre di Mosto, racconta il Livenza da attraversare in barca, la campagna e i pasti di polenta fredda e zuchero, racconta la malattia, con le gambe inferme e la testa che trema, racconta il divertimento con i fratelli ma non nasconde le difficoltà: quelle piccole, come la scuola che non le piaceva, e quelle grandi: “Se non avessi avuto la Fede non avrei potuto sopportare una vita così, no, sarebbe stato proprio impossibile”.
Racconta la sua gioventù e le sue speranze. “Pregavo perché il Signore mi facesse conoscere cosa voleva da me. Cosa potevo scegliere io? Senza la salute non potevo pensare né al matrimonio né alla vita consacrata. Quella volta solo queste erano le cose cui una ragazza poteva aspirare. Eppure sentivo che qualcosa dovevo pur fare della mia vita!”
Nel 1944 la risposta: l’ingresso al Piccolo Rifugio di San Donà , in cui da tempo aveva chiesto di essere accolta. Qui non riceve solo assistenza, ma diventa parte attiva della comunità. La fondatrice Lucia Schiavinato, per esempio, la incaricò subito di preparare alla prima comunione una bambina disabile. Perfino la sua salute migliora un poco dopo l’ingresso al Piccolo Rifugio.
Nel 1955 il Rifugio accoglie anche la mamma di Pinetta.
Nel 1970 il trasferimento a Trieste: tra le persone che incontra, la Volontaria dedica un ricordo speciale a Fabio e Agnese Ruzzier.
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Indimenticabile per noi è Pinetta Tamai, Volontaria della Carità , per molti anni vissuta alla Domus Lucis di Trieste, dove è mancata a ottobre 2015.
Pinetta aveva scritto, con l’aiuto dell’amica Caterina Dolcher, la sua autobiografia “La mia vita nelle mani di Dio”. Dopo la morte, come da sue volontà, l’abbiamo messa a disposizione di tutti: qui sul sito e, a breve, anche in una pubblicazione di carta,
Arricchiamo la biografia con la postfazione scritta da don Antonio Guidolin che sottolinea che quella di Pinetta è stata davvero “una vita eucaristica”, radicata nella misericordia su cui oggi Papa Francesco ci chiede uno speciale impegno.
Fede e misericordia: Pinetta ha davvero vissuto una “vita eucaristica”
Ci fu un giorno in cui Gesù, mentre pregava, si mise a fare salti di gioia perché Dio Padre aveva nascosto i segreti della sua vita ai sapienti e ai dotti e li aveva rivelati ai piccoli (Luca 10,21).
Per tal motivo, non è impensabile che il Signore abbia fatto salti di gioia anche leggendo l’autobiografia di Pinetta! Queste memorie sono pura farina di quel sacco che è il Vangelo stesso, e che ha impastato quasi un secolo di vita di questa donna segnata dalla disabilità.
Le memorie di Pinetta sono da accogliere con infinita riconoscenza. Non si possono leggere senza avvertire che entrano nel cuore lasciandovi un dono di pace e un forte richiamo a ritrovare la freschezza dell’umile e fiduciosa relazione con il Signore.
Chi, anche tra noi, non avrebbe condiviso il giudizio di tante persone che, vedendo la famiglia di Pinetta così provata, dicevano: “Guarda là i Tamai, i xe pieni de disgrasie e i va sempre in cesa a pregar, guarda cossa che conte le preghiere”? Ma la risposta della mamma: “Se non pregassimo, cossa sarìa de noi?” dice il segreto che avrebbe sostenuto tutta la vita di Pinetta: un legame intimo e profondo con Dio, con la Vergine Maria e con i santi amici del Signore. E’ in particolare la presenza della Madonna che accompagnerà la vita di Pinetta, e lei troverà a Lourdes uno dei luoghi più significativi per la sua vita di fede.
Come non pensare, allora, a quel mistero di elezione che Dio compie scegliendo chi agli occhi del mondo non conta nulla, come Bernardetta? Così anche a Pinetta è stato dato il dono di confondere i sapienti e gli intelligenti, con la capacità di condurci al cuore del Vangelo, che è il cuore stesso di Dio: la Misericordia.
C’è, infatti, nel racconto di Pinetta, un grande afflato di misericordia che avvolge realtà e persone facilmente giudicate in modo negativo, e che non può non colpirci per una suggestiva sintonia con quanto papa Francesco ci sta aiutando a ritrovare: l’infinita misericordia di Dio.
Così avviene quando parla di quell’uomo che “era tanto buono” e ogni domenica mentre andava a Messa “era tutto una bestemmia”, ma, osserva Pinetta: “Il Signore mi fa capire che le sue bestemmie erano solo un’abitudine presa da bambino… ma la bontà e l’onestà erano grandi. Il Signore tiene conto di questo”.
Così, quando legge “Pastori nella foschia”, un libro in cui si parla di preti che sbagliano e per questo vengono allontanati, osserva che “non si deve allontanare nessuno! Perché? Hanno sbagliato e un giorno potrei sbagliare io”.
Ricordando poi alcuni casi di persone con la sua stessa disabilità che si sono suicidate osserva, colma di compassione: “Li capisco, è terribile questa malattia…”
È convinta che “il Signore li ha portati dritti in paradiso, perché il purgatorio l’hanno fatto già qui in terra… Il Signore ha tanta misericordia, la nostra fede è nella sua misericordia. Chi si toglie la vita deve essere proprio disperato. Io lo capisco!”.
Se Pinetta poteva affermare di capire tanta sofferta fragilità, è perché sapeva che Dio raccoglie tutto nelle sue mani, anche le vite più spezzate. La frase “Nelle tue mani, Signore, sta la mia sorte”, trovata a 17 anni su una immaginetta, le aveva aperto l’orizzonte di una speranza più grande, verso la quale ha camminato per novantacinque anni.
Un cammino di bontà, quello di Pinetta, che aveva una sorgente:”La sede della bontà è il tabernacolo”. Ancor prima d’incontrare mamma Lucia che l’avrebbe introdotta nella pienezza dell’avventura eucaristica, Pinetta poteva dire: “C’era un trasporto di me, di andare verso l’Eucaristia”.
Una vita eucaristica, quella di Pinetta, anche lei “buona come un pezzo di pane”, buona come quel “pane spezzato” che ha sempre nutrito la sua vita . E noi continuiamo, attraverso queste sue memorie a nutrirci di tanta bontà.
Grazie Pinetta!
Don Antonio Guidolin
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Duecento copie di una storia di fede. E’ diventata un libro di quasi 180 pagine “La mia vita nelle mani di Dio”, l’autobiografia che la nostra Volontaria Pinetta Tamai, 45 anni alla Domus Lucis, ha dettato all’amica Caterina Dolcher. Per volontà di Pinetta, il testo è pubblico solo dopo la sua morte avvenuta a ottobre 2015.
Copie del libro sono disponibili alla Domus Lucis di Trieste (telefono 040421246).ll testosi può anche leggere qui.
“Questo racconto – disse Pinetta a chiusura dell’opera- vuole essere un ringraziamento a Dio per tutti coloro che mi sono venuti incontro nelle varie circostanze della vita e sono testimoni della Sua bontà: i genitori, le amiche, il parroco, Mamma Lucia, i compagni e le compagne del Piccolo Rifugio, i volontari, tutti quelli di cui parlo”.