Silvia Bortoletto, volontaria al Piccolo Rifugio di San Donà
25 Luglio 2017Esercizi spirituali 2017 Volontarie della Carità
5 Agosto 2017Perché è bello fare volontariato al Piccolo Rifugio
Perché faccio volontariato al Piccolo Rifugio? Perchè trascorro una settimana delle mie sudate ferie ad Auronzo o a Caorle insieme a persone con disabilità?
Semplice: perchè mi riempie il cuore di gioia.
Lo hanno spiegato, con sincerità e semplicità, Raul Piccoli, presidente dell’associazione Lucia Schiavinato e Martina De Nadai, presidente dei Volontari X Shelter in una bella intervista a QualBuonVento.
MARTINA: SEGUI L’INTUIZIONE, METTITI IN GIOCO
“Non l’ho mai vissuta come una rinuncia alle ferie. Sono una sorta di ‘ferie alternative’: c’è chi va col moroso alle Canarie, chi con le amiche a Barcellona e chi con i ragazzi del Piccolo Rifugio a Caorle – dice a QBV Martina De Nadai, presidente dei Volontari X Shelter-. La cosa spettacolare è che queste ferie alternative ti lasciano legami e relazioni che poi sta a te coltivare tutto l’anno e per tutta la vita”.
“Fortunatamente, essendo la nostra un’associazione di recente formazione siamo affiancati da operatori esperti. Percepiamo comunque la fatica e il senso di responsabilità (ci sono persone fragili che contano su di te per tantissime cose, anche le più banali), ma soprattutto ci sono le risate, tante risate, il gioco e il mare”.
“Uno inizia a fare volontariato perché se la sente, ha un’intuizione (io, da credente, credo che le intuizioni siano sempre guidate dall’alto); se poi decide di seguire quell’intuizione e di mettersi in gioco scopre che l’esperienza di volontariato stanca e lascia frastornati, perché ci sono sempre mille cose da fare e così poche risorse, ma nonostante ciò si ritorna sempre felici, con il cuore pieno e con tanta voglia di rimettersi in moto; del resto, la gioia è tale solo se condivisa!”
RAUL: UN ABBRACCIO E’ LA NOSTRA RICOMPENSA
“Durante tutto l’anno noi volontari organizziamo delle attività per gli ospiti del Piccolo Rifugio – racconta Raul Piccoli, presidente dell’associazione Lucia Schiavinato – Tra le varie esperienze, la settimana al mare o in montagna è la più impegnativa perché non ci sono operatori e strutture lì, ma solo i volontari che si trovano a dover assolvere ai vari compiti; e la responsabilità è tanta! Però a noi piace così: se ci fossero operatori ed educatori sarebbe come trasferire il Piccolo Rifugio al mare o in montagna.
Tra noi volontari e loro, invece, si crea un clima di familiarità: noi siamo gli amici cui stare a fianco, né davanti né dietro. E non c’è nulla di imposto: loro decidono cosa fare e noi ci adeguiamo, ed è giusto così perché sono loro a essere in vacanza, non noi!».
Avere a che fare con queste persone ci riempie il cuore di gioia: davanti a loro ci si commuove sempre. Un sorriso, un abbraccio, una letterina scritta da loro prima di lasciarci, questo è il nostro compenso”.