Papa Francesco e il Piccolo Rifugio di Ferentino
1 Novembre 201317 novembre 1976-2013: ricordiamo Lucia Schiavinato
1 Novembre 2013Mons. Romano Nardin: grazie a Lucia Schiavinato la mia fede nell’Eucaristia
Proseguiamo la rubrica “Tracce di un cammino”, che racconta e ricorda Lucia attraverso le testimonianze di chi la ha conosciuta. Questa volta abbiamo ascoltato mons.Romano Nardin (In precedenza: Elena Suardi, Pierina Bassoli, Teresa Fresu, Felicita Casti)
“Ho conservato la fede nell’eucaristia grazie a Lucia Schiavinato, al Piccolo Rifugio e alla testimonianza di questi fratelli”.
Lo dice monsignor Romano Nardin, ottant’anni, oggi parroco di Villanova e Ghirano nella diocesi di Vittorio Veneto ed Associato all’Istituto secolare Volontarie della Carità .
Don Romano ha conosciuto Lucia a Vittorio Veneto, dopo il 1965, quando era vicerettore del seminario e poi direttore del centro diocesano vocazioni e del centro missionario voluti dall’allora vescovo Albino Luciani. Veniva spesso a celebrare la messa nella cappella del Rifugio, dove periodicamente, nei suoi passaggi tra Italia e Brasile, arrivava anche Lucia. A volte ci veniva con i seminaristi: tra liceo e teologia si arrivava – altri tempi!- anche ad 80 giovani.
Al primo sguardo, ricorda don Romano, Lucia certo non spiccava. “Sembrava una donna molto modesta, vestita poveramente sotto quel velo nero, per niente vanitosa”.
Ma basta conoscerla per capire subito che era speciale. “Anche nella sua semplicità, si vedeva che era una donna carismatica, e così era considerata anche dalle Volontarie”
Altrettanto chiaro era che stava nell’Eucaristia il suo carisma, e che lì trovava la sua forza. “Al Piccolo Rifugio c’era l’adorazione eucaristica perpetua, con Volontarie che si davano il turno giorno e notte. Ho partecipato anche io a queste ore di adorazione, fatte in periodi in cui spesso, anche nella Chiesa, i tabernacoli erano accantonati, e l’eucaristia considerata meno importante”.
Lo stile umile di Lucia emergeva anche durante l’adorazione. “Non si mostrava immersa in grandi preghiere, non faceva sfoggio. Quando partecipava all’adorazione, si metteva in fondo”.
Con le Volontarie e il Piccolo Rifugio, don Romano partecipò anche ai soggiorni estivi nella casa messa a disposizione da Mario Zampieri a Pralongo, in Val Zoldana: “un luogo prezioso della nostra spiritualità”, lo definisce. Qui predicò esercizi spirituali alle Volontarie, qui, ricorda, le ore di “deserto”, cioè di riflessione e preghiera in solitudine.
Lucia non parlava molto: lo faceva quando occorreva. Era sempre attenta agli altri, e in particolare al povero, all’emarginato, al bisognoso, al disabile. A questo tipo di servizio spingeva le Volontarie. “Le invitava ad assecondare i desideri delle persone disabili – ricordo ad esempio quando uno di loro desiderava un merlo indiano e Lucia disse ad una Volontaria: accontentalo, così che sia felice”. Don Romano stesso legò con gli ospiti del Rifugio: portava Dario Pozza e la sua testimonianza di fede e di vita agli incontri del Movimento Apostolico Ciechi, organizzava piccoli concerti per la band di Alfredo Di Palma, di Luigi Lorenzetto ha un quadro appeso nella canonica di Ghirano in cui ci ha ricevuto.
Con lui che era vicerettore del seminario, Lucia parlava di un tema che le fu sempre assai caro: le vocazioni, il sacerdozio. “Voleva che il prete fosse un uomo di Dio, di grande spiritualità, non certo un manager. Ed anche in questo vedo accostamenti tra il pensiero di Mamma Lucia e quello di papa Francesco”
“Venivo a celebrare – ricorda ancora il sacerdote – la messa nella cappella del Rifugio: mi aveva lasciato il posto mons. Piergiorgio Da Canal (che oggi, quarant’anni dopo, celebra la messa la domenica nella nostra casa). Sopra la porta c’era una scritta: Credidimus caritari. Abbiamo creduto all’amore. Su quella frase avevo anche composto una musica, che cantavamo a più voci, con le Volontarie”.
“Abbiamo creduto all’amore”, in italiano, si legge ancor oggi sopra la porta del Piccolo Rifugio.
Tra le Volontarie, nota don Romano, “Flavia era quella che più incarnava lo spirito di Lucia: per amore, dedizione, fede.
Don Romano andò anche in Brasile, tra le Volontarie a Salvador. Conobbe Bianca, di cui da qualche parte ancora conserva le lettere.
Agli ultimi giorni di Lucia sono legati indelebili ricordi per don Romano. Ne scrisse già sull’Amore Vince decenni fa (qui sotto l’articolo). “L’Eucaristia non ha nel mondo il posto che si merita”: Lucia, ormai quasi moribonda, volle con forza trasmettere proprio a lui questo messaggio. “Aveva in testa questa profezia, e me l’ha affidata come testamento. Lucia era uno spirito profetico…”.
Del funerale di Lucia, una sola, potente immagine: “all’arrivo della salma, due file di carrozzine a destra e a sinistra che l’accoglievano, e le campane che suonavano a gran festa”.
Don Romano racconta gli ultimi giorni di Lucia in un articolo d’epoca dell’Amore Vince