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3 Novembre 2012Marta Ghirardo, laureata in Piccolo Rifugio
Complimenti dalla famiglia del Piccolo Rifugio a Marta Ghirardo di Vittorio Veneto, educatrice al Piccolo Rifugio di San Donà , che mercoledì 31 ottobre ha ottenuto la laurea magistrale in “Progettazione e gestione dell’intervento educativo nel disagio sociale” presso la facoltà di Scienze della formazione dell’Università di Bologna.
La sua tesi di laurea fa riferimento all’esperienza del gruppo appartamento del Piccolo Rifugio di Vittorio Veneto, e si intitola “Tra speciali autonomie e normali dipendenze – Ruolo e strumenti dell’educatore in un gruppo appartamento per persone con disabilità”.
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Con la tesi di laurea in educazione e riabilitazione intitolata “Tra speciali autonomie e normali dipendenze – Ruolo e strumenti dell’educatore in un gruppo appartamento per persone con disabilità”, Marta Ghirardo, di Vittorio Veneto, educatrice al Piccolo Rifugio di San Donà, mercoledì 31 ottobre ha ottenuto la laurea magistrale in “Progettazione e gestione dell’intervento educativo nel disagio sociale” presso la facoltà di Scienze della formazione dell’Università di Bologna. E lo ha fatto con il massimo dei voti: un sonante 110 e lode.
La seconda sezione della sua tesi è dedicata allo studio di sei esperienze di gruppo appartamento esistenti in Veneto: “La Rindola” gestita dalla cooperativa Recoaro Solidale a Recoaro (Vi), quello dell’Anffas Mestre a Mestre; di un’altra cooperativa che ha chiesto l’anonimato; il progetto “Il portico” del padovano Gruppo Polis, “La rosa blu” a Mestre; e infine il gruppo appartamento presso il Piccolo Rifugio di Vittorio Veneto, attivo da gennaio 2010, l’unico della Ulss 7. Ci vivono cinque donne disabili. Per la sua tesi Marta ha intervistato estesamente i referenti dei vari gruppi appartamento: per il Piccolo Rifugio tanto Elisa Contrafatto, coordinatrice, quanto Mariagrazia Antoniazzi che la ha sostituita per un periodo. Nell’appartamento del Piccolo Rifugio Marta ci ha anche lavorato, nell’estate 2010.
In che cosa il lavoro dell’educatore nel gruppo appartamento è diverso da quello dell’educatore in comunità ?
“In tutto e in niente -risponde Marta Ghirardo -: è come se fosse più concentrato. In comunità lavori sulle autonomie personali degli ospiti, e nel Gra (gruppo appartamento) fai lo stesso, ma se non riesci a raggiungere l’obiettivo lo vedi subito…magari perché il risotto fa schifo (ed imparare a cucinare da sola era l’obbiettivo fissato). In comunità lavori sulla rete che sta attorno, ma nei Gra ogni accompagnamento della persona con disabilità nella società lo si sente più forte, perché forte è il bisogno di uscire dalle quattro mura. In comunità lavori sulla relazione tra gli utenti; nei Gra se questa tipologia di lavoro non la fai… beh, puoi fare a meno di chiamarlo gruppo appartamento!”.
Quali sono le “normali dipendenze” cui fa riferimento nel titolo?
“Non esiste una totale autonomia, perché questa si esprime in un contesto dove l’altro è sia vincolo che risorsa che limite. Di conseguenza il lavoro sull’autonomia (delle persone con disabilità) deve tenere conto del fatto che la vera autonomia si risolve nelle dipendenze normali, cioè quelle a cui tutti, persone con o senza disabilità, sono abituati. Le dipendenze che servono ad interagire con le persone e le cose che ci circondano. Sapere che questi limiti possono essere visti anche come risorse e vincoli aiuta nel lavoro educativo, e nella vita di tutti i giorni”.
E le “speciali dipendenze”?
“Si fa riferimento ai facilitatori: cioè a quella serie di strumenti – tabelle, agende, liste di cose da fare… che vengono usati per fare in modo che la persona inserita nei Gra riesca a svolgere compiti in cui avrebbe difficoltà. Ma a ben vedere questi facilitatori più di tanto speciali non sono, perché anche le persone normodotate le usano spesso: io ad esempio faccio spesso alla mattina un elenco delle cose che devo fare durante il giorno… e quanti vanno al supermercato portandosi la lista della spesa? Anche quelli sono facilitatori, solo che vengono usati con meno consapevolezza”.
In che modo si lavora per dare più autonomia possibile alle persone che vivono in un gruppo appartamento?
“Credo che sia meglio parlare di adultità che di autonomia. La disabilità può essere vista come una riduzione dell’autonomia a livello sociale e quindi una riduzione della adultità della persona. Molti gli autori disabili che lo confermano: Claudio Imprudente e Robert Murphy, ad esempio. Il lavoro del Gra è proprio quello di offrire un’opportunità di limitare questa riduzione di autonomia”.
Ha visitato e studiato sei gruppi appartamento in Veneto. Quello del Piccolo Rifugio è simile agli altri? O quali sono le sue particolarità?
“A livello legislativo c’è grande eterogeneità da una Ulss all’altra: il concetto di Gra è talmente nuovo che si sta ancora strutturando, e di conseguenza i vari servizi sono molto diversi tra loro”
“Infine – aggiunge Marta – vorrei ringraziare le persone che mi hanno aiutato a pensare e a scrivere la tesi: in primis Carlo Callegaro, correlatore della tesi (e collaboratore della Fondazione Piccolo Rifugio), che in modo autentico e gratuito ha offerto le sue competenze e conoscenze. A Susanna (Paulon, coordinatrice del Rifugio di San Donà), Elisa e Maria Grazia che mi hanno aiutato con le loro competenze, interviste, consigli e lavate di capo. All’èquipe tutta del Gruppo Appartamento del Piccolo Rifugio, prima colleghe e poi amiche. Alle signore che ci vivono”.