L’Amore Vince – Ottobre 2009
1 Ottobre 2009Lucia Schiavinato e la scelta della missione in Brasile
13 Ottobre 2009Lucia Schiavinato e la missione
“La tensione e l’amore alle missioni, l’anima missionaria, Lucia li ha avuti fin dalla sua prima giovinezza”. Così scriveva mons. Giuseppe Carraro nell’introduzione alle “Lettere” circolari che Schiavinato inviava alle Volontarie. Una tensione e un amore che traspaiono da ognuna di esse. Le dimensioni mondiali della sua carità, Lucia le aveva coltivate fin dai tempi in cui era stata “pioniera, zelatrice, convinta e ardente animatrice in parrocchia”.
Dopo la seconda guerra mondiale un salto di qualità caratterizzerà la passione missionaria di Lucia. Mons. Carraro ricorda che “in tutta la Chiesa e anche in Italia, si fece strada una nuova concezione dell’attività missionaria, quella cioè della cooperazione delle Chiese di tutto il mondo, non solo per annunciare il messaggio evangelico ai popoli che non avessero ricevuto, ma anche per aiutare le Chiese già fondate, alcune da secoli, e che ora si trovano in speciali difficoltà per carenza di forze apostoliche e per insufficiente sviluppo culturale, economico, sociale e religioso”.
Ormai alla vigilia del Concilio, tra gli ultimi atti di Pio XII, la lettera Fidei donum (1957) apre un capitolo nuovo nell’attività missionaria della Chiesa, ma sarà proprio l’assise conciliare a far circolare una irresistibile aria missionaria che scompiglierà l’avventura umana e spirituale di Lucia.
Sono gli anni in cui Lucia avverte che non può escludere nessuno dalla sua carità : “per tutti pregare, per tutti sentire interesse, a tutti essere vicini col pensiero e col cuore…I giornali e la televisione ce li rendono vicini per cui non valgono le migliaia di miglia…” Per questo chiede alle sue Volontarie di “vivere con l’ansia di tutto il mondo, con tutto il mondo in cuore come un grande peso che noi ci portiamo nella vita di ogni giorno” (marzo 1960).
La sua passione missionaria troverà uno sbocco nella realtà dell’America Latina, “terra di angoscia e di speranza”. Fu grazie alle relazioni intessute tra mons. Carraro e molti vescovi di quel continente che si concretizzò l’impegno di Lucia per il Brasile.
E’ uno spazio immenso che si apre al suo ardore missionario, mai ridotto però a puro attivismo. Lucia avverte come un fuoco inestinguibile il bisogno di “parlare di Lui”. Missione è annuncio di quell’amore che si è fatto carne in Gesù e che ora vive nell’Eucaristia. Non ci potrà essere missione senza adorazione. A contatto con l’Eucaristia, Lucia supplica: “Mettetevi sotto a bruciare. Lasciatevi arroventare, lasciatevi incendiare, lasciatevi trasformare in Lui”.
Chi più di Lucia avrebbe potuto sottoscrivere l’invito finale di Giovanni Paolo II nella Redemptoris missio: “Ogni missionario è autenticamente tale solo se si impegna nella via della santità”? Non basta rinnovare i metodi pastorali, occorre suscitare un nuovo “ardore di santità” fra i missionari e in tutta la comunità cristiana” (n° 90)? Anni addietro, scrivendo al suo direttore spirituale, più volte capitava a Lucia di confessare che il suo vero augurio non era quello di una fecondità pastorale, ma di un cammino di santità , da cui sarebbero poi derivati i risultati pastorali.
L’11 ottobre di quest’anno Benedetto XVI ha canonizzato padre Damiano De Veuster, l’apostolo dei lebbrosi, morto a quarantanove anni dopo sedici anni trascorsi nell’isola maledetta di Molokai tra gli ammalati di lebbra. All’inizio degli anni Sessanta, un film molto ben riuscito ha diffuso in tutto il mondo la sua conoscenza, suscitando tra l’altro moltissime vocazioni missionarie. Se anche Lucia ha potuto veder quel film avrà certamente goduto di una presenza che attraversa la storia di padre Damiano: l’Eucaristia. Il film si apre con la prima messa nell’isola dei lebbrosi, celebrata in solitudine, e si conclude con l’ultima processione eucaristica guidata da padre Damiano con un folla di lebbrosi. Come per il santo dei lebbrosi, così anche per Lucia l’ardore divino viene solamente dall’Eucaristia. Oggi più di eri non è così scontato affermarlo. L’attuale crisi missionaria è crisi eucaristica.
don Antonio Guidolin