Padre Gianluigi Lazzaro e il Piccolo Rifugio di Vittorio Veneto
29 Settembre 2012L’Amore Vince – Ottobre 2012
1 Ottobre 2012Lucia Schiavinato e Carlo Maria Martini
Quando celebrò i funerali di Eugenio Montale, Carlo Maria Martini, da poco vescovo di Milano, affermò, nell’omelia, che il grande poeta era stato “uno di quegli uomini, in cui si è riconosciuta tanta parte di noi, della nostra inquietudine, della nostra ricerca. Perché egli ha avuto il dono di scavare a fondo nella vita dell’uomo, e di esprimere cose che ciascuno sente dentro, ma non riesce a dire, perché le parole quotidiane sono troppo povere”.
Non predicava: parlava
Ora che anche il grande cardinale di Milano (nella foto piccola, il Duomo) ci ha lasciati, possiamo affermare di lui la stessa cosa. La forte risonanza che la morte di Martini ha suscitato in tante persone, anche di diversa provenienza religiosa e culturale, sta a indicare come questo credente abbia saputo parlare al cuore di tutti. Ci ha lasciati un innamorato della Parola di Dio che, proprio grazie a questo amore, ha saputo trovare parole vere per illuminare la complessità della nostra vita, quando le nostre parole quotidiane risultavano essere troppo povere.
Qualcuno si è chiesto dove stesse il segreto della predicazione di Martini; perché a distanza di tanti anni, anche quando la sua voce si è fatta sempre più flebile per la malattia, la sua parola suscitava tanto ascolto e interesse?
Il giornalista Luigi Accattoli ha risposto che Martini “ha parlato a tanti, e per tanto tempo, della figura di Gesù Cristo senza fare prediche: cioè senza moralismi e senza invettive”.
Ascoltava, con umiltà, Dio e gli uomini
Degno successore del grande vescovo di Milano, Ambrogio, anche Martini ha proclamato in mille modi che “Tutto abbiamo in Cristo… e Cristo è tutto per noi”. Questo amore per Cristo il grande biblista l’ha coltivato non solo nello studio puntuale della Sacra Scrittura, ma soprattutto nel suo ascolto attento e umile. E nello stesso tempo nell’ascolto appassionato e paziente dell’uomo contemporaneo. Ciò l’ha reso capace di dire quelle parole di speranza e di fiducia che tanti oggi attendono.
Del cardinal Martini si può ben dire quanto il monaco Enzo Bianchi osserva dello stile di Gesù, che “mostrava di non disprezzare mai ciò che è umano e tanto meno gli uomini, a qualunque cultura, gente o religione appartenessero, qualunque fosse il loro stato sociale”.
Di fronte alla morte
Proprio questa attenzione al vissuto umano di tutti ha reso questo Padre della Chiesa del nostro tempo capace di dire parole autentiche sulla sofferenza umana, sulla fragilità della vita, sulla malattia e sulla morte. Non nascose mai il suo cammino umano nell’acconsentire a tali dolorose esperienze.
Ad un lettore che gli chiedeva come affrontasse la malattia con la prospettiva della morte rispose: “Debbo dire che sento molto la fragilità di questa mia fede e il pericolo di perderla. Per questo prego molto il Signore e gli affido la mia vita, la mia morte e tutti quelli che vanno alla morte con poca fiducia nella potenza di Dio”.
L’anno scorso, nella Commemorazione dei defunti, il cardinale Martini scrisse: “Per la paura della morte non vi sono rimedi facili, non basta imporre a se stessi di non pensarvi. Io non conosco metodo migliore che quello di concentrarsi sul presente. Si può così attualizzare il modo con cui Gesù ha sconfitto la morte, offrendosi tutto a Dio Padre. Pur morendo di una morte ingiusta disse: “Nelle tue mani, Padre, affido il mio spirito”. Questo è il segreto, se non ci affidiamo a Dio come bambini, lasciando a lui di provvedere al nostro avvenire, non arriveremo mai a compiere quel gesto di totale abbandono di sé, che costituisce la sostanza della fede…”
Lucia e il Vangelo
Il ricordo di un grande uomo di Dio come è stato il cardinal Martini ci aiuta a recuperare nella comunione dei santi tanti altri testimoni significativi del Vangelo. Lucia Schiavinato è una di queste presenze. Pur nella diversità di percorsi e contesti umani e religiosi, anche Lucia ha lasciato il ricordo di un percorso di essenzialità nella fede. In tempi in cui cui la parola di Dio non occupava la centralità che invece oggi ha nella vita della Chiesa Cattolica, Lucia sapeva attingere con acutezza al vangelo, basti pensare agli Esercizi Spirituali itineranti del 1942, quando per una settimana sostò in preghiera nelle chiese di Treviso meditando alcune pagine del vangelo, aperto a caso.
Né solo un invito devoto quella che è l’ultima richiesta alle sue volontarie, nell’ultima circolare, quando chiede loro di imparare a memoria il testo di Giovanni 15,9-17. Come è stato detto di Martini, così si può dire di Lucia: “Non proponeva una sua dottrina, né seguiva un particolare metodo, ma commentava il vangelo. Andava al cuore del messaggio cristiano, che è la figura di Gesù com’è presentata dai vangeli” (L.Accattoli)
Don Antonio Guidolin