L’Amore Vince – Luglio 2010
1 Luglio 2010Beatificazione di Lucia Schiavinato – La positio
17 Luglio 2010Lucia Schiavinato e Carlo Carretto
Scriveva il vescovo di Verona, mons. Giuseppe Carraro, nell’introduzione alle lettere di Lucia: “Lei non amava citare, ma dal suo parlare ed esortare si poteva cogliere che il succo delle considerazioni dell’autore l’aveva nel sangue…”.
Risulta perciò alquanto significativo che, in una circolare del 1974, Lucia faccia eccezione a questo suo stile, citando ampiamente una pagina di un autore spirituale, in quegli anni particolarmente ascoltato e letto: fratel Carlo Carretto, che fu dal 1946 al 1952 presidente della Gioventù italiana di Azione Cattolica.
La ricorrenza del centenario della nascita (2 aprile 1910) di questo straordinario testimone della cattolicesimo italiano è occasione per ricordare l’intensa relazione spirituale che unì Carlo Carretto a Lucia Schiavinato. Non fu solamente l’appartenenza alla medesima associazione a farli sentire uniti, ma, in un modo tutto particolare, la condivisa passione per l’Eucaristia.
Le fede eucaristica a rischio
Fu nel dopo Concilio che Lucia avvertì, insieme alle stupende forze di rinnovamento nella Chiesa, anche il pericolo di mettere in ombra, se non addirittura negare, la presenza reale di Gesù nell’Eucaristia. “Temo che la dottrina per cui Cristo si trova nei fratelli – scriveva alle sue Volontarie – faccia prevalere anche nella nostra persuasione, che basti andare ai fratelli per trovare Dio”.
La perdita del primato di Dio si ripercuoteva inesorabilmente sulla fede eucaristica. La donna, che conosceva le lunghe notti in adorazione, non poteva non rimanere profondamente scossa di fronte all’insignificanza in cui veniva ridotta la viva presenza del Signore, anche da parte di sacerdoti. Fu così che, nella ricerca di ravvivare l’amore eucaristico, Lucia pensò ad un quarto voto a cui legare il suo Istituto: quello dell’adorazione eucaristica.
Ne parlò con Carlo Carretto che, dopo gli anni dell’Azione Cattolica, aveva vissuto un lungo tempo del deserto del Sahara sulle orme di Charles de Foucauld. Fu in quel periodo di silenzio e preghiera che il dinamico presidente dell’Ac giovanile aveva riscoperto la profondità del mistero eucaristico.
Ritornato in Italia, nel 1966 apre a Spello, in Umbria, un luogo di spiritualità incentrato sull’adorazione eucaristica. Lucia raggiungerà l’amico di tanta passione apostolica, sulle “colline della speranza” del paesino umbro, per parlare di ciò che portava in cuore. Tuttavia fratel Carlo non ritenne che fosse opportuno un tale vincolo. L’impegno canonico non poteva assicurare quella fedeltà che doveva, invece, sgorgare da una profonda esperienza eucaristica. In Lucia questo impegno era da anni ormai carne della sua carne.
Innamorati di Dio
Carretto rimase però sempre un riferimento costante per Lucia. Ne è segno la già ricordata citazione di un brano di un suo libro, in una lettera del 1974. Lucia racconta d’aver aperto a caso “Al di là delle cose”. L’occhio era caduto a pag. 92. Così Carretto scriveva: “Se voi mi chiedeste perché credo in Dio io vi risponderei: ‘Perché mi è stato rivelato’, e se voi mi chiedeste qual è la prova più alta della sua conoscenza, io vi risponderei: ‘Perché sono stato con lui’. Anche altre prove mi hanno aiutato, ma mi aiuta molto di più l’esperienza che ho fatto di Lui nella preghiera”.
Risulta evidente come in queste parole di fratel Carlo Lucia vedesse riflessa la sua stessa esperienza di fede. Carretto viene così descritto da uno che lo conobbe profondamente: “la struttura portante della su vita è innanzitutto costituita dalla ‘terribile realtà’ della sua fede, così totalizzante, assorbente, così gridata senza vergogna, senza paura e rispetto umano, così vera e semplice insieme, da essere manifestata con entusiasmo, con gioia, come una cosa ovvia e incontenibile, a cui tutto finiva per fare riferimento”. Un tale ritratto si può adattare alla precisione con quello di Lucia stessa. Autentici fratelli nello spirito.
Un anno dopo la morte di Lucia, nel 1977 Carretto scrisse “Il deserto nella città”. In quel libro volle parlare della preghiera vissuta in quegli spazi di silenzio e di solitudine che si possono trovare ovunque, anche in una città. Più di trent’anni prima Lucia aveva vissuto il suo “deserto nella città” facendo gli Esercizi Spirituali raccolta in preghiera e meditazione nelle chiese di Treviso o negli spazi verdi delle mura cittadine…
Una sintonia tra Lucia e Carlo che affonda le radici in quell’autentica laicità cristiana che non dimentica mai, per usare le parole di Carretto, che “deserto non significa assenza di uomini, ma presenza di Dio”.
don Antonio Guidolin