“Ecosistemi di vita e lavoro. Le nuove frontiere del welfare”
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22 Marzo 2017Leonardo Conte: in Brasile con le Volontarie, tra gli anziani dell’Abrigo, in viaggio nella Bahia
Leonardo Conte, di Fossalta di Piave, è il nipote di Bruno Perissinotto, sostenitore ed amico del Piccolo Rifugio, oltre che autore di apprezzati articoli sull’Amore Vince.
Appena raggiunta la laurea in ingegneria, ha vòluto fare un viaggio, ma non il solito viaggio. Per qualche settimana si fermato a Salvador, in Brasile, con le Volontarie della Carità.
Ecco un estratto del suo racconto, impreziosito da alcune sue foto.
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Con l’avvicinarsi della laurea, sentivo crescere in me il desiderio di rallentare, fare una pausa e trovare del tempo per me stesso. Questo sentimento si è tramutato nel sogno di intraprendere un viaggio. Non la tipica vacanza da turista.
A giugno due miei amici, Beatrice e Simone, si sono sposati. Come viaggio di nozze hanno optato, con l’energia e l’altruismo che li contraddistingue, per due settimane di volontariato in un villaggio in India.
Colpito dalla loro scelta, per me il segno che aspettavo, lo spunto da cogliere, ho capito cosa cercavo.
Desideravo un’esperienza diversa, che potesse permettermi di conoscere una realtà differente, sia nelle sua bellezza che nella sue difficoltà, nella sua spettacolarità e nella sua crudezza
Brasile, magari?
Negli stessi giorni in cui ho esternato questo desiderio, alcuni volontari brasiliani erano in visita al Piccolo Rifugio di San Donà. Accompagnato dal nonno, Bruno Perissinotto, ho fatto la loro conoscenza.
Seconda coincidenza. Secondo segnale che, quando le cose devono accadere, accadono.
DUE MESI IN BRASILE
La chiacchierata fu semplice e gli accordi furono presi. Avrei passato gennaio e febbraio 2017 a Salvador, ospite di Gabriel, nel ruolo di volontario nella sua casa di accoglienza per anziani, l’Abrigo Sao Gabriel.
Il momento della partenza si avvicinava e in molti mi chiedevano “Ma dove andrai? Cosa farai?”. Non lo sapevo, non con certezza almeno.
E neanche nei più grandiosi sogni avrei potuto immaginare quello a cui sono andato incontro.
A Salvador non sono poi rimasto per tutti i due mesi come era stato progettato.
Già il terzo giorno siamo partiti per Itaparica, località sulla principale isola della Bahia, dove Gabriel e le Volontarie svolgono una settimana di esercizi spirituali. Una prima settimana più tranquilla è stata fondamentale per agevolare l’immersione nel nuovo mondo.
La vicinanza delle volontarie italiane, sempre attente e gentili, mi ha permesso di avere un punto di riferimento, un aiuto con la nuova lingua e una infarinatura della nuova cultura. Da Silvia, Teresa e Luisa, partite assieme a me dall’Italia, come Dino e Doriana, fino a Mariarosa e Anna, che ho conosciuto in Brasile.
NEL NOSTRO ANDARE AVANTI, ABBIAMO LASCIATO INDIETRO QUALCOSA
Dopo qualche giorno ho conosciuto Thiago, un ragazzo della mia età, e padre Sergio, che guidava gli esercizi spirituali. Da loro ho ricevuto l’invito di seguirli verso la cittadina di Iaçú, per conoscere il cuore dello stato di Bahia. E’ stato come fare un viaggio nel tempo. Sembrava di vivere nei racconti dell’infanzia dei genitori, se non dei nonni.
Ho fatto amicizia con alcuni ragazzi del luogo, con cui mi sono confrontato sullo stile di vita, sul sistema scolastico, sulle nostre aspettative e sui sogni. A volte accadeva che pensassi a quanto meglio stiamo noi, che studiamo, viaggiamo, abbiamo tutto. Ma vedendo la gioia negli occhi e l’energia quotidiana, nella loro semplicità, mi viene da pensare che forse non è tutto oro ciò che luccica. Sì ha l’impressione che, col il nostro andare avanti, qualcosa di bello sia stato lasciato indietro.
LE NONNINE CHE CHIEDEVANO DI SEDERSI ACCANTO A ME
Dopo una decina di giorni ospite a casa di padre Sergio sono tornato a Salvador, da Gabriel e ad aiutare nell’abrigo.
Un po’ spaesato dall’ambiente e dalla difficoltà di comprendere il portoghese degli anziani, mi ero ritirato a compiere lavori di contabilità. Un poco alla volta però, avvicinato dai grandi sorrisi e dalle carezze delle anziane ho trovato la mia dimensione. Giorno dopo giorno gli operatori dell’Abrigo hanno fatto l’abitudine alla mia presenza e mi hanno mostrato l’enorme cuore che li ha portati a lavorare con tanta passione in quel luogo.
All’Abrigo ho fatto di tutto: da imboccare gli ospiti che non sono autonomi, ad aiutare le infermiere nelle medicazioni, a cambiare e lavare gli anziani. Tutto ampiamente ripagato dagli sguardi di gratitudine e dai cenni di affetto degli anziani. In particolare le nonnine, più dolci e premurose, ci tengono a parlare, o anche solo a stare sedute vicino a me. Si preoccupano che io abbia mangiato (tutto il mondo è paese, ovunque si vada si trova una nonna che ti offre la merenda!) e ringraziano quotidianamente della mia presenza.
MUSICA, MUSICA, MUSICA
Caratteristica del popolo brasiliano, bahiano nello specifico, è la vitalità. Ho partecipato ad alcune feste local, come la Lavagem do Bonfim o la festa di Lemanjà. Due o tre milioni di persone che, per ore, per chilometri, ballano e cantano sotto il sole cocente. Tutto è musica, tutto è danza, dalla festa più grande alla semplice messa, metà della quale è composta di balli e canti. Ogni occasione è buona per danzare e sparare fuochi d’artificio.
Durante queste settimane ho vissuto in cinque case, ospite di persone dalla vita e dalla disponibilità economica ben differenti, in città e quartieri diversi. Tutti però desiderosi di accogliermi per potermi mostrare la loro realtà .
Quello che era cominciato come un servizio di volontariato si è trasformato in un viaggio continuo, itinerante, alla scoperta di mondi vicini ma opposti nello stato di Bahia.
Mai avrei potuto immaginare e di conoscere così tante persone, desiderose di compiere qualche passo a fianco di un ragazzo in cammino alla scoperta di se stesso.