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14 Dicembre 2015Il Piccolo Rifugio intervista il vescovo Pizziolo
IL PICCOLO RIFUGIO INTERVISTA IL VESCOVO DI VITTORIO VENETO MONS.CORRADO PIZZIOLO (Da L’Amore Vince di dicembre 2015)
Al Piccolo Rifugio abbiamo raggiunto gli ottant’anni di storia. Vogliamo viverli come un’occasione non solo per guardare al cammino percorso, ma più ancora per riflettere sul cammino che ci attende, in un’Italia in cui le necessità delle persone fragili, il ruolo delle istituzioni e quasi tutto nella società sono profondamente cambiati.
Abbiamo chiesto qualche indicazione su dove e come andare a mons.Corrado Pizziolo, vescovo di Vittorio Veneto dal 26 gennaio 2008: otto mesi prima dell’apertura, nella sua diocesi, dell’ultimo dei Piccoli Rifugi, quello di Ponte della Priula. Si è aggiunto a quello di Vittorio Veneto,”una delle realtà più antiche della diocesi nel suo ambito”, come ha notato lo stesso vescovo Corrado. Che ai due Rifugi è sempre stato generosamente vicino.
Iniziamo con una domanda sulla sua esperienza al convegno ecclesiale di Firenze. Qualcuno sostiene che negli ultimi anni la Chiesa italiana ha avuto un’evoluzione notevole, passando da un atteggiamento spiritualistico ad un maggiore preoccupazione per gli interventi caritativi. Lei condivide?
“Non proprio. La Chiesa italiana si è sempre sforzata di vivere l’impegno di carità, anche se con accentuazioni diverse a seconda dei momenti storici. A mio avviso è infondato dire che in passato la Chiesa italiana fosse indifferente alla carità e oggi l’abbia scoperta. Ho l’impressione che si tratti di letture stereotipate e ideologiche di quello che avviene nella Chiesa. Letture in cui non mi riconosco”.
Che futuro hanno i Piccoli Rifugi? Talora avvertiamo pessimismo sull’evoluzione, ma dall’altra parte ci sono segni di speranza, come la situazione in Brasile e l’apertura del Piccolo Rifugio di Ponte della Priula.
“Comprendo la preoccupazione legata al venir meno, numerico e per energie, delle Volontarie della Carità, consacrate totalmente all’opera. Del resto il Piccolo Rifugio è nato dall’intuizione spirituale e sociale di Lucia. Ma fin dall’inizio Lucia e le Volontarie non sono state sole.
Penso che il Piccolo Rifugio possa continuare se ci sono laici che non solo se ne occupano professionalmente, ma anche fanno propria la prospettiva di Lucia Schiavinato. Persone come il nostro Dino Mulotto, ad esempio, possono garantire la continuità di questa attenzione all’individuo che nasce anche da una scelta spirituale – ed è proprio questo che fa la differenza”.
Perché senza questa diversità…
“…rischierebbe di diventare un generico ente di beneficenza, e perderebbe la sua specificità. Anche in quest’ottica è importante per il Piccolo Rifugio tenere vivo il rapporto con la chiesa locale, senza darlo per scontato. E’ importante perché fa sentire all’opera un sostegno da parte della diocesi, ma fa bene anche alla diocesi stessa, perché la sensibilizza ad un particolare e concreto aspetto della carità”.
Siamo un ente con valori cristiani, una “fondazione di culto e religione”. Ma al contempo siamo un ente accreditato con le aziende sanitarie, soggetto a standard di personale, beneficiario di contributi. Come dare, nel nostro piccolo, a Cesare quel ch’è di Cesare e a Dio quel ch’è di Dio?
“E’ un problema delicato, che riguarda non solo le strutture socio-sanitarie, ma anche le scuole di ispirazione cattolica.
Direi che il primo punto essenziale è essere in regola con le leggi, ma il secondo è far sentire forte la propria voce, facendo presente che si sta svolgendo un servizio a favore dell’intera società. Serve, inoltre, un collegamento unitario di tutte le realtà.
Purtroppo le regole, sempre più complesse e burocratizzate, del sistema sanitario nazionale sembrano quasi penalizzare la dimensione di gratuità dell’assistenza che è propria di strutture come la vostra. Anzi, a volte sembrano renderla quasi impossibile. In questo senso è molto importante che la dimensione della gratuità e del dono sia tenuta viva da realtà come la vostra: è un bene per tutta la società”.
A breve il Piccolo Rifugio di Ponte della Priula si completerà con la nuova cappella: quale potrà essere la sua dimensione, ora che, visto il basso numero di sacerdoti, è difficile se non impossibile poter avere la messa tutti i giorni o tutte le domeniche?
“La cappella è importante perché è anzitutto un luogo di preghiera, da valorizzare tutti i giorni anche grazie alla presenza dell’eucaristia nel tabernacolo. Poi si possono prevedere celebrazioni periodiche dell’Eucaristia, magari in giorno feriale, se non è possibile alla domenica”.
Del resto, gli ospiti del nostro Rifugio continueranno, naturalmente, a partecipare la domenica alla messa in parrocchia…
“E’ vero ed è molto importante. A Ponte della Priula – ad esempio – proprio grazie anche a questa partecipazione alla S. Messa domenicale in parrocchia si è realizzato un inserimento davvero felice del Piccolo Rifugio nella comunità. Ugualmente a Vittorio Veneto, dove possiamo dire che l’interconnessione tra Rifugio e città è impersonificata da Francesco!”
Negli anni lei molte volte ha incontrato gli ospiti del Piccolo Rifugio. Oltre a Francesco, quali sono i primi volti che le vengono in mente?
“I due Paolo. E Bruno, con il suo impegno di sacrestano nella parrocchia di San Giacomo. E Cristina e le altre ragazze dell’appartamento. Ma ogni volta che sono venuto al Rifugio per celebrare la S. Messa o per un saluto, l’incontro con tutti gli ospiti è sempre stata un’esperienza molto bella. Piena di accoglienza e di simpatia”.