Vittorio Veneto – Il Piccolo Rifugio da giallo a bianco
27 Aprile 2010Progetto Camminando al Piccolo Rifugio di San Donà
30 Aprile 2010Il Piccolo Rifugio di Verona a Lourdes
Sesta domenica dopo Pasqua – Anno C
Dal Vangelo di Giovanni 14,23-29
In quel tempo, Gesù disse ai suoi discepoli:
«Se uno mi ama, osserverà la mia parola e il Padre mio lo amerà e noi verremo a lui e prenderemo dimora presso di lui. Chi non mi ama, non osserva le mie parole; e la parola che voi ascoltate non è mia, ma del Padre che mi ha mandato.
Vi ho detto queste cose mentre sono ancora presso di voi. Ma il Paràclito, lo Spirito Santo che il Padre manderà nel mio nome, lui vi insegnerà ogni cosa e vi ricorderà tutto ciò che io vi ho detto.
Vi lascio la pace, vi do la mia pace. Non come la dà il mondo, io la do a voi. Non sia turbato il vostro cuore e non abbia timore.
Avete udito che vi ho detto: “Vado e tornerò da voi”. Se mi amaste, vi rallegrereste che io vado al Padre, perché il Padre è più grande di me. Ve l’ho detto ora, prima che avvenga, perché, quando avverrà, voi crediate».
Dio cerca il nostro amore
E’ tipico di ogni religione offrire una strada per arrivare a Dio. “Gli uomini corrono a Dio nel loro bisogno – osserva Dietrich Bonhoeffer – tutti, tutti, cristiani e pagani”. Ma quella sera nel cenacolo, poco prima di morire, Gesù ricorda ai suoi che è Dio a percorrere la strada più lunga. Non c’è solo l’uomo a chiedere: “Maestro dove abiti?”, per potere dimorare presso di Lui (Gv 1,39), ma Dio stesso si fa medicante di ospitalità. Colui che è L’Amore che si dona, è anche Colui che cerca il nostro amore. “Se uno mi ama osserva la mia parola e il Padre mio lo amerà e noi verremo a lui e prenderemo dimora presso di Lui” (Gv 14,23).
Quel “se… uno mi ama”, non esprime una minaccia, ma una promessa che domanda però la nostra disponibilità. Colui che sta alla porta e bussa…non la sfonda, ma ci rispetta nella nostra decisione di accogliere o no quella parola colma d’amore, che ci invita da una relazione profonda con Lui. Chi ama sa ascoltare la persona amata. Prima ancora di parlare gioisce nell’accogliere la parola della persona amata. Si può essere solo dei cristiani “religiosi”, cioè unicamente preoccupati delle nostre prestazioni da offrire a Dio, per piegarlo ai nostri desideri. Il discepolo di Gesù è colui che si lascia, invece, penetrare dalla sua parola. “Signore da chi andremo? – aveva esclamato un giorno Pietro – Tu solo hai parole di vita eterna”. E’ attraverso la ferita di quella parola accolta con amore, che Dio prende dimora nella nostra vita.
Dio si fa conoscere attraverso la preghiera
Quando Dio viene, non viene mai a mani a mani vuote. Lui sa che per quanto grande sia la nostra accoglienza della sua parola, non la comprenderemo mai, se non c’è un maestro interiore pronto a insegnarci ogni cosa e a ricordarci ciò che Lui ci ha detto. Il dono più grande che possiamo ricevere è lo Spirito Santo. Sarà lui a ravvivare sempre nel nostro cuore il ricordo delle parole di Gesù e a svelarci il loro significato. Ciò non presuppone il disprezzo o la poca considerazione dell’impegno a studiare e ad approfondire la nostra fede. Ci richiama, invece, il vero clima della comprensione dei contenuti della fede: la comunione con il Signore nella preghiera. Il teologo, dicevano i padri della Chiesa (ma potremmo dire anche: il predicatore, il catechista, l’animatore…) è solo colui che prega. E’ nella preghiera che si fa esperienza di Dio e si è trasformati dal suo Spirito. Tra i pochissimi scritti autografi di san Francesco d’Assisi rimane un biglietto inviato a sant’Antonio di Padova, primo tra i suoi frati a insegnare teologia. In esso Francesco lo ammonisce: “Ho piacere che tu insegni la sacra teologia ai frati, purchè in tale occupazione tu non estingua lo spirito della santa orazione e devozione”.
Se Gesù e il Padre prendono dimora in noi, tutta la nostra vita godrà di una pace profonda. Non ci viene, però, promessa una tranquillità frutto di un equilibrio di forze o di assenza di guerra. Il dono della pace non si riduce ad un sentirsi bene o ad un sentimento di calma o di equilibrio interiore. E’ molto più grande, va molto più in là di tutto ciò che possiamo pensare e che la sapienza del mondo ci può offrire. E’ il dono che sgorga dalla fiducia che Gesù abita le profondità del nostro cuore e che nulla ci potrà mai separare dal suo amore. Questa pace la vediamo riflessa nel volto dei testimoni della fede.
La grande pace dell’abitare con Dio
Mentre Lucia accompagnava Gesù nelle sue notti di desolazione del Getsemani, nel campo di concentramento di Auschwitz moriva padre Massimiliano Kolbe. Chi lo vide negli ultimi istanti della sua vita fu incapace di sostenere lo sguardo luminoso di quel credente che aveva conservato la pace del cuore nel più oscuro inferno della storia. Lucia invita le sue compagne a immettersi nel “meraviglioso giro con Cristo in Dio nello Spirito Santo”. Da lì scaturisce una grande pace e una grande gioia. “Abitare con Lui sempre – scrive – è una tale felicità per l’anima che ama, che dovrebbe farla morire o almeno ardere di altissima fiamma”.
Don Antonio Guidolin