Judo Educazione per il Piccolo Rifugio
31 Ottobre 2012Progetto con la scuola media Schiavinato, anno 2012
3 Novembre 2012Felicità Casti, Volontaria della Carità, compie 80 anni
Felicita Casti, presidente “emerita” dell’Istituto secolare Volontarie della Carità, ha compiuto mercoledì 10 ottobre 80 anni, di cui più di 40 vissuti in missione in Brasile. Di questi, oltre trent’anni in Amazzonia lungo le rive dell’Alto Solimões. Oggi vive al Piccolo Rifugio di Ferentino.
“Ringrazio tutti per gi auguri, e vi ricordo nella preghiera”, dice Felicita.
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Possiamo dire che la storia di Felicita è parte integrante della storia dell’Istituto, almeno per quel che riguarda l’inizio e il consolidamento dell’Istituto in Brasile.
Felicita è una sarda d.o.c. e, delle donne sarde, ha tutte le caratteristiche: tenacia fino alla caparbietà, coraggio, forza di lottare, volontà di raggiungere la meta proposta, fedeltà ad ogni costo.
Forse per questo mamma Lucia, appena arrivata all’Istituto, cominciò a proporle la missione: vedeva, con la sua lungimiranza, in lei le capacità di affrontare un mondo sconosciuto a tutti i membri dell’Istituto.
Erano gli anni del Concilio Vaticano II, e la possibilità di portare le Volontarie in missione stava diventando realtà. Mons. Carraro, vescovo di Verona e grande amico e sostenitore di Lucia, l’aveva messa in contatto con alcuni vescovi brasiliani, in particolar modo il vescovo di Ruy Barbosa, Dom Epaminondas.
Felicita, durante il periodo di formazione a Verona, diventava sempre più partecipe del “sogno” di m. Lucia: andare in missione. Di questo sogno, ne era la confidente, capace di entusiasmarsi per una avventura così nuova non solo per l’Istituto come anche per la Chiesa (era il primo gruppo di laiche che partiva). Lei sembrava capire più a fondo l’ansia missionaria di Lucia, tanto che fu l’unica Volontaria ad accompagnarla, in gran segreto, nel pellegrinaggio a piedi, da Verona a Chiampo, per chiedere al Beato fra Claudio Granzotto la grazia della missione.
E Felicita fu tra le prime tre Volontarie che con Lucia si imbarcarono, il 31 marzo del 1964, per il Brasile.
Felicita ne ha tante da raccontare e, se qualcuno ha voglia di ascoltarla, è capace di parlare per ore delle “avventure” dei primi tempi all’interno della Bahia, quando la strada per Salvador era terra rossa, dirigere la jeep nel fango un’impresa, luce e acqua corrente erano realtà lasciate…in Italia insieme ad affetti, persone e luoghi cari.
Poi il lebbrosario di Aguas Claras a Salvador. Anche qui prima presenza di laiche Volontarie, all’interno del lebbrosario, in un ambiente “precluso” ai più.
Dopo qualche anno, l’invito per le Volontarie, ad andare in Maranhão, a S. Heléna, nella Prelazia di Pinheiro, e Felicita…va.
Nel mese di giugno del 1970 un altro mondo si apriva alle Volontarie in Brasile: l’Amazzonia. M. Lucia aveva ricevuto l’invito da un cappuccino, medico, dell’Umbria. Il suo vescovo, Dom Adalberto Marzi, aveva raccontato delle immense foreste, dei fiumi, dei villaggi sperduti lungo le rive dei vari affluenti, raggiungibili dopo ore e ore di barca, della necessità di scuole, ambulatori, catechisti…: una immensità geografica e di…bisogni. Lucia non può tirarsi indietro. La Provvidenza apre il cammino ed anche questa proposta diventa una realtà : una italiana, Luisa M. ed una brasiliana, Izaltina si stabiliscono a Feijoal, un villaggio dei Tikunas: altra lingua, altra cultura, altre tradizioni.
Dopo qualche mese, l’invito “segreto” di m. Lucia a Felicita: accompagnarla in visita alle due Volontarie in quell’angolo sperduto del Brasile a confine con Colombia e Perù. E Felicita parte per quello che doveva essere un viaggio e che invece diventerà la sua “dimora stabile”, la sua nuova terra promessa.
Di quegli anni Felicita ricorda, ma sarebbe meglio dire rivive (ogni volta che ne parla e non solo…), tutte le lotte e le conquiste, vittorie e sconfitte, difficoltà e gioie. Impara ad essere una di quella gente, tanto che spesso chi la vede fa fatica a pensarla una italiana. A Feijoal, è insegnante, infermiera, quasi medico, catechista-vice parroco. Accompagna mamme nelle difficoltà della vita di ogni giorno, è la compagna di gioco dei bambini, ma è anche “operaia”, ingegnere, falegname, idraulico, elettricista, ortolana e, senza tanto parlare, insegna e trascina il villaggio a fare da sé, ad ingegnarsi senza aspettare passivamente che le cose accadano.
Poi l’ultimo spostamento. A metà anno 1986, sorge la necessità per il gruppo delle famiglie cattoliche di lasciare Feijoal per trasferirsi più in là lungo le rive del fiume. Così Felicita, come le altre famiglie, smonta asse per asse la sua casa e la chiesetta, e sulle canoe trasporta tutto sino ad arrivare ad uno spiazzo, un po’ più in alto dalla riva, e ricostruisce casa, chiesa e sala-scuola. Nasce così il 6 settembre del 1986 Cidade Nova.
È un ritorno ai primi tempi a Feijoal, occorre ricostruire non solo fisicamente il villaggio, ma anche le relazioni, la comunità ecclesiale. E Felicita ricomincia…
A distanza di qualche anno, quando forse pensava di finire la sua vita perduta in quel cantuccio di mondo (lo stesso sogno di m. Lucia che desiderava morire tra i “suoi lebbrosi” di Grajau), quando i bambini che aveva visto nascere cominciavano a metter su famiglia, i suoi alunni erano ormai “professori”, i ragazzi del catechismo erano i nuovi catechisti e animatori della comunità, Felicita è richiamata in Italia per assumere la responsabilità massima dell’Istituto, come presidente.
Oggi, festeggiando i suoi 80 anni di vita, ringrazia il Signore per quanto le ha permesso di vivere, cercando di mettere a Sua disposizione e a servizio dei fratelli, tutte le sue capacità, tutta se stessa, senza mai rifiutarsi, nella semplicità e nell’umiltà, che le sono proprie, disponibile sempre a “partire” con entusiasmo, consapevole di “aver combattuto la buona battaglia e di non aver corso invano”.
Auguri, Felicita! Il Signore continui a sostenerti per il resto dei tuoi giorni!
Teresa D’Oria