Luigina Tonon raccontata da Nicoletta Jo Romanello
4 Dicembre 2012Luce della Pace di Betlemme al Piccolo Rifugio 2012
4 Dicembre 2012Caterina Tassone, ospite del Piccolo Rifugio di Ferentino e Roma
A causa del riacutizzarsi dei suoi problemi di salute, è mancata verso le 22 di giovedì 6 dicembre Caterina Tassone, ospite del Piccolo Rifugio di Ferentino, dove era giunta a settembre 2012, dopo tanti anni al Piccolo Rifugio di Roma.
Ai medici e agli operatori che l’hanno seguita nelle ultime ore ripeteva: non fatemi niente, non voglio fare nulla, sono stanca di soffrire. voglio solo che mi tieni la mano perchè ho bisogno di calore.
Caterina aveva da poco compiuto 66 anni e si era ben ambientata a Ferentino malgrado la fatica di lasciare la sua casa, ed aveva cominciato a partecipare alle attività assieme alle altre ospiti.
Il funerale sarà lunedì 10 alle 9 a Ferentino. Poi la salma andrà a Roma e sosterà al Piccolo Rifugio prima di fermarsi nel cimitero dove Caterina sarà sepolta, accanto ai genitori.
“Il poco tempo trascorso al Piccolo Rifugio di Ferentino è stato sufficiente a farti volere bene da tutta la famiglia, operatori Volontarie, amici, i ragazzi… ci mancherai!”, scrive sulla sua pagina Facebook (da cui traiamo anche la foto) Stefano Sisti del Piccolo Rifugio, che ha seguito Caterina anche negli ultimi giorni.
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Riceviamo da Valerio Rasi, un amico del Piccolo Rifugio di Roma, questo ricordo di Caterina Tassone, scomparsa il 6 dicembre scorso.
“Per i santi che sono sulla terra uomini nobili è tutto il mio amore…”
Lei è stata una stella di luce nella chiesa e nel piccolo e grande mondo delle sue amicizie. Tanto aspra per lei la croce, quanto dolcissimo il sorriso e i gli occhi suoi che con tanta pazienza la portavano.
Una grandissima maestra di umanità e di spirito. Si, tanto piccola e semplice Rina nel regalarsi al Signore, quanto straripante di Cristo vivo.
Lo ammetto: sarei bugiardo, se negassi un certo mio debole per la sua persona sin dai primi momenti della nostra conoscenza al Piccolo Rifugio di Roma quando più di un anno fa un caro amico che lì dentro ci è praticamente cresciuto mi ci ha portato.
Quanti battibecchi insieme con le altre sorelle di fronte alle 1000 sue fissazioni riguardanti, ora le ruote della carrozzina che d’improvviso, a detta sua, sentiva svitarsi, ora il cuscino sullo schienale della carrozzina che secondo lei non era mai messo bene! Per non parlare della meticolosità con cui voleva che scrivessi i suoi numeri sulla sua nuova agenda; un passetto al giorno e poi quando, e solo quando voleva lei, la “suocera comanducci” – questo il nome con cui la appellavamo – si doveva smettere e riporre tutto in ordine rispettando ovviamente le decine di meandri e tasche che la sua borsa-magazzino conteneva, pena l’estrarre tutto fuori e iniziare nuovamente l’immagazzinamento delle cianfrusaglie.
E ancora la sua furbizia, con cui tirandomi a sé si faceva portare in un angolo lontano del giardino per stare insieme soli sotto al sole di primavera.
Così come a Roma ci era vissuta per più di 50 anni, così nell’atto dell’estremo saluto è voluta tornarci.
Quante volte, anche grazie a Lei, il Signore mi ha ripreso dalle nubi nere chiamandomi a dare un po’ di me in questa piccola Oasi di Dio!
Si era trasferita al Piccolo Rifugio di Ferentino a settembre 2012 dopo aver avvertito, come da sua consuetudine, più e più volte con estremo anticipo tutti i suoi amici compresi quelli dell’Unitalsi nella quale era molto conosciuta e con la quale innumerevoli volte aveva visitato l’Immacolata a Lourdes. Stavamo pianificando una scampagnata per andarla a trovare in Ciociaria, ma non abbiamo fatto in tempo a rivederla di nuovo.
Grazie Rina per la tua grande lezione: in te la Vita ha deciso di prendere posto perché tu stessa gli hai aperto la porta; davanti a te si sarebbero commossi potenti e re se ti avessero conosciuta, e ognuno di noi avrebbe volentieri dimenticato certe paturnie per affari da 4 soldi che sovente reclamano attenzioni nella nostra anima facendoci dimenticare l’Amore; grazie, sorella, perché dal tuo trono, anzi dalla tua nuova “Ferrari a rotelle”, mi hai regalato con quelle manine tue le carezze più dolci che nessuna mano paterna o materna tra le più sane mi abbia mai regalato.
Grazie per questa luce immensa di santità che da te e dalle tue sorelle illumina la vita di chi veniva e viene quassù al Rifugio. Ora una cosa è certà:
“Non abbandonerai [Signore] la mia vita nel sepolcro, né lascerai che i tuoi santi vedano la corruzione”
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Riceviamo questo lungo ed emozionante ricordo di Caterina Tassone, ospite del Piccolo Rifugio di Roma (e negli ultimi mesi di quello di Ferentino), mancata a dicembre.
Lo scrive Antonio Gargiulo, volontario al Piccolo Rifugio di Roma e amico di una vita intera di Caterina.
“Tu avevi una grande luce negli occhi e nel cuore”
“Ho sollevato voi su ali di aquila e vi ho fatti venire fino a Me…”
Libro dell’Esodo
Cara Rina,
lunedì 10 dicembre il Piccolo Rifugio di Roma, insieme a tutti gli amici più intimi, ha voluto farti sentire tutto il calore e l’affetto che ha nutrito per te durante tutti questi anni della tua permanenza a Roma.
Affetto al quale tu stessa, Rina, ci avevi abituato, donandoci la tua amicizia calda e sincera, genuina e semplice.
Sei nata, si può dire, insieme al Piccolo Rifugio: tra le braccia di mamma Lucia e di zia Luigina, come tu le chiamavi. Sei sempre stata la protagonista del Piccolo Rifugio di Roma, sempre in prima linea nella buona e nella cattiva sorte.
Ho sempre saputo che eri una grande tessitrice di rapporto umani e di amicizie, ma anche io sono rimasto meravigliato di quanta folla e quanto calore nel giorno del tuo funerale si sono stretti intorno a te… e quante belle parole ti sono state dedicate. Questo è stato il segno visibile di tutto il bene che tu hai saputo fare silenziosamente, quel bene che non fa rumore ma che è fecondo di vita, quello che si fa in silenzio senza accendere i riflettori e senza ricevere applausi ma solo per la gloria di Dio.
Quel giorno tutti abbiamo constatato con quanta destrezza hai saputo lavorare bene da quella tua carrozzina… come sei stata abile nel ricamare rapporti e amicizie, nel costruire ponti di fedeltà e amore.
Tu, è vero, non hai mai avuto libertà economica, i tuoi mezzi erano pochi; non hai mai avuto libertà fisica, sei sempre stata imprigionata in quella stessa posizione semisdraiata per tutta la vita; né possedevi la libertà di movimento, non potevi correre né viaggiare come avresti voluto, ma avevi certamente una libertà più grande, la libertà interiore, proprio quella libertà del cuore, che ti faceva volare alto, a tutte le quote: e potevi raggiungere così ogni livello sociale, economico e spirituale.
Le tue amicizie spaziavano largamente dai grandi prelati alle contesse, fino alla povera gente che presso di te, nelle tue parole, nel tuo sorriso, nella tua accoglienza e nella tua disponibilità trovavano quella luce e quel calore che ogni cuore umano in fondo, nel più profondo, cerca. Avevi il dono di farci sentire persone importanti e con te ci si sentiva sempre a proprio agio. Era il tuo carisma.
Oggi devo dirti un altro grazie: perché la tua vita e la nostra storia, che per grazia di Dio abbiamo avuto modo di costruire insieme, mi hanno dato l’occasione per riflettere sul senso della nostra esperienza.
Ti ho conosciuto ancora studente quando venivo al Piccolo Rifugio a trovarti e fare un po’ di volontariato… poi siamo diventati amici, se mi permetti quasi familiari, al di là del volontariato. Hai conosciuto anche mio padre che ti ha preceduto in cielo tanti anni fa e con cui eri diventata grande amica.
Con te ho iniziato a fare i primi pellegrinaggi a Lourdes e ho conosciuto un mondo nuovo in cui c’era una forza e una bellezza irresistibile che mi attiravano in maniera incredibile.
Ho conosciuto la fede, la fede vera, quella fatta di fedeltà assoluta, nonostante le cadute e le delusioni della vita, fatta di accettazione umile e coraggiosa della propria condizione. Quella fede che sa pagare i costi della vita con la propria testimonianza e l’offerta di sé, senza scoraggiamenti, pronti sempre a ripartire. La fede fatta di perseveranza.
Tu avevi una grande luce negli occhi e nel cuore che ti dava sempre l’entusiasmo per ricominciare più forte di prima… e tutti sapevamo dove attingevi quella forza: proprio come Mamma Lucia ti aveva insegnato, innamorata dell’Eucarestia.
La tua fedeltà e il tuo amore semplice e genuino verso la Madonna mi hanno sempre incoraggiato. E proprio Lei la Mamma che tanto amavi, ha voluto chiamarti a sé nel giorno della festa dell’Immacolata… un ennesimo segno della sua benevolenza e del suo amore. Hai sempre creduto nell’amicizia e per te ogni amico era importante e lo facevi sentire veramente importante. Anche Luigina ci ricordava come ogni giorno ai piedi dell’Eucarestia, alle tre del pomeriggio, durante il rosario ci ricordavi uno per uno, noi, i tuoi amici…
Tanti anni sono trascorsi dal nostro primo incontro… per me è arrivata la prima laurea e tu hai condiviso con me questo traguardo che però non mi è bastato, e così ho ripreso a studiare per diventare medico. Poi e arrivata la seconda laurea in medicina e la specializzazione e tu hai vissuto passo dopo passo questo faticoso cammino con il sostegno della tua presenza e della tua preghiera, insieme a tutta la tua comunità.
Ho studiato tanto nella vita ed ho imparato molto dai libri e dagli esimi professori, ma il mio percorso accademico, sono sempre più convinto, non sarebbe valso a nulla se non fosse stato accompagnato da un percorso parallelo che ho fatto alla scuola di vita che ho appreso tra le mura del Piccolo Rifugio, fianco a fianco con te e con gli amici ospiti della casa.
Con te ho imparato anche a pregare, a dare il giusto valore alle cose e la priorità alla vita in qualsiasi condizione essa si presenti, perché è sempre un dono. Ho imparato la sacralità della vita. Qui ho imparato il servizio e la gratuità, non tanto per quello che io davo, quanto piuttosto per quello che sempre ricevevo…
Ho imparato a sentirmi amato, voluto e voluto bene; questo mi ha reso un uomo capace di amare e di saper rendere l’amore che gratuitamente avevo ricevuto… perché ne sono convinto, ogni bambino crescendo darà un giorno al mondo tutto l’amore che ha ricevuto.
Rina, mi hai insegnato quella che don Tonino Bello chiama la “Chiesa del grembiule”, la Chiesa del servizio. L’unico paramento di cui Gesù si è rivestito nella sua vita terrena è stato l’asciugatoio, cioè il grembiule con cui si cinse i fianchi quando lavò i piedi dei suoi discepoli. Così ho imparato ad amare e ad essere amato nel servizio.
Cara Rina, insieme ci siamo anche tanto divertiti… se solo ripenso a tutti i soggiorni estivi fati insieme e alle ultime gite fatte qualche mese fa al santuario della Mentorella o la gita al lago di Bolsena con la passeggiata in motoscafo… quante risate e quanta gioia semplice e vera ha riempito quelle giornate e i nostri cuori.
Ora che è appena trascorso il Natale mi piace pensare a te che riposi in una culla, proprio come Gesù bambino, quella culla che ti renderà una vita nuova…. che per te sarà la resurrezione.
Buona Resurrezione, amica mia di sempre
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