Itaberaraba, il primo Brasile delle Volontarie della Carità
19 Febbraio 2012Luciana Manfrin, amica del Piccolo Rifugio di Verona
21 Febbraio 2012Annina Trinco, 50 anni da Volontaria della Carità
L’8 dicembre del 2011 Annina Trinco, originaria della provincia di Udine, una Volontaria “inferma” (così chiamavamo un tempo le Volontarie disabili) ha ricordato i suoi 50 anni di consacrazione nell’Istituto delle Volontarie della Carità . Una ricorrenza che Annina ha voluto vivere nel silenzio, quasi a gustare meglio il suo “grazie” a Dio e a mamma Lucia, la persona che l’ha aiutata ad arrivare a tanto.
In Italia pochi conoscono Annina, che è in Brasile da circa 50 anni. Ma a Salvador, e in qualche altro villaggio all’interno del Maranhão, Annina è la “doutora”, nonostante da anni non lavori più al laboratorio di analisi del posto medico dei gesuiti a Massaranduba.
E’ bene ricordare la sua storia per capire meglio, ed è Annina stessa ad aiutarci a farlo. Comincia col dire che nella sua vita m. Lucia è stata un grande dono, un dono del Signore. L’incontro quasi casuale con Lucia ha segnato profondamente la sua esistenza.
Arrivata all’ospedale di Jesolo, ancora bambina, nel tentativo di veder migliorare il suo stato di salute, sembrava essere destinata a vivere quel poco che le restava da vivere (i medici erano convinti che non avrebbe superato la fase dello sviluppo…) in un ospedale, vicino al mare.
Lì conosce m. Lucia, che – Annina racconta – riesce a vedere, al di là delle sue malformazioni fisiche, la possibilità di “trarre fuori” un capolavoro secondo i disegni di Dio.
Superando la riluttanza delle suore dell’ospedale, che non avrebbero voluto cederla, m. Lucia la porta al Piccolo Rifugio di Vittorio Veneto. Aveva 15 anni, non era mai andata a scuola, ed era in carrozzina.
Al Rifugio, insieme ad altre “inferme”, condividendo le giornate con le Volontarie, vicina in particolar modo a Marilena, Annina comincia a vivere la sua seconda vita.
Mamma Lucia la segue passo passo e, come lei sapeva fare, la conduce alla scoperta del valore della sua esistenza e della speciale chiamata alla consacrazione. Anche questo un fatto straordinario per quei tempi.
Fu, quello della consacrazione, un giorno meraviglioso. Annina desiderava tantissimo avere le scarpe bianche ed un vestito nuovo. Marilena riuscì ad accontentarla: vestito azzurro e scarpe bianche e – ricorda Annina – anche il velo bianco.
Da Vittorio Veneto passa per un breve periodo al Piccolo Rifugio di Verona, allora in via Coni Zugna e poi a Villa Mirandola a Pescantina (Vr).
Intanto per le Volontarie comincia l’esperienza in Brasile. Per m.Lucia i viaggi dall’Italia al Brasile diventano sempre più frequenti. Ne ritorna sempre entusiasta e con l’ansia di portare Volontarie in quella terra che sembra avere più urgenze di aiuto. Anche Annina si entusiasma ai racconti di m. Lucia…. che non lascia cadere questa nuova possibilità per questa creatura così insignificante agli occhi degli uomini.
Unica condizione che pone: imparare ad usare le protesi, perché in carrozzina sarebbe stato molto difficile muoversi. Annina impara. E a giugno del 1965 parte con Maria Rosa e Frida per il Brasile. Destinazione Boa Viagem, Salvador: nella casa in cui vivono le pre-Volontarie e, in alcuni periodi, sono accolti missionari italiani che giungendo dall’interno del Brasile passavano per Salvador. Suo compito: la cucina. Per questo motivo m. Lucia aveva fatto preparare un tavolino e un fornello adatto alla sua altezza (un metro e quattro centimetri)…
Di quel tempo Annina ricorda la sua preoccupazione nel cercare di soddisfare tutti per…gusti e quantità.
Ma la storia di Annina non finisce qui. Sarà stata anche la lungimiranza di m. Lucia, la sua capacità di trarre dalle situazioni più difficili un bene, certo è che Annina, andando ad abitare a Massaranduba, vicino al posto medico, si entusiasma per il laboratorio di analisi e comincia a studiare. Le difficoltà non mancarono e si possono immaginare: trasporto, studio, frequenza del centro di ricerca, tirocinio in laboratorio… ma niente fu invano. Per anni Annina è stata una analista “ricercata” e molto stimata tanto da meritarsi il titolo di “doutora”.
Ora che il laboratorio di analisi non c’è più, pur continuando ad essere disponibile per piccole cose e consigli a riguardo della salute, Annina ha cambiato genere di laboratorio: ne ha uno di… ricamo: lavora e insegna ad altri, perché imparino a “far qualcosa per vivere meglio”.
Con la sua vita, sempre molto attiva, dice a tutti che non ci sono limiti, se c’è volontà di perseguire un sogno e una grande Fede.
La sua consacrazione tra le Volontarie della Carità l’ha aiutata a mettere a frutto i doni ricevuti e di tutto ringrazia il Signore per averle fatto incontrare Mamma Lucia che ha creduto in lei e le ha tracciato il cammino, incoraggiandola e sostenendola sempre.
Teresa D’Oria
Alcune foto di Anna in diversi momenti della sua vita