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20 Giugno 2016Premio In Your Shoes per i volontari del teatro
I nostri amici hanno vinto!
Gli studenti del liceo Flaminio di Vittorio Veneto hanno vinto il secondo premio al concorso In Your Shoes per le migliori esperienze di volontariato con le persone con disabilità delle scuole superiori della provincia di Treviso.
Hanno vinto grazie a Binario Zero, il laboratorio teatrale che da gennaio a maggio ha coinvolto gli ospiti del Piccolo Rifugio vittoriese ed un gruppo di studenti ed ex studenti del liceo Flaminio, con Katiuscia Bonato e Federica Girardello dell’Accademia Da Ponte a fare da registe e Alessandra Farolfi a garantire entusiasmo e coordinamento.
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“Binario Zero” è poi diventato lo spettacolo andato in scena venerdì 6 maggio all’area Fenderl a Vittorio Veneto, per gli applausi del pubblico di studenti liceali.
La premiazione è stata lunedì 23 maggio all’istituto Palladio a Treviso. A ritirare il premio c’erano due degli attori/volontari: Lorenzo Barattin e Giulia Fedrigo, e con loro anche Farolfi ed un gruppo di ospiti del Piccolo Rifugio.
Barattin, di Farra d’Alpago, è uno degli studenti che già da anni viene a fare teatro al Piccolo Rifugio:come lui molti altri nel tempo hanno stretto una salda amicizia con le persone con disabilità.
Il Piccolo Rifugio ha partecipato come partner a “Binario Zero” ma anche a “Il nostro rifugio”, il video che le studentesse del turistico Da Collo di Conegliano, con il coordinamento del professor Tano De Biase, hanno realizzato assieme al Piccolo Rifugio al termine della loro esperienza di volontariato tra noi.
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“Siamo felici e orgogliosi – dicono al Piccolo Rifugio – del premio che i nostri amici del liceo Flaminio hanno ricevuto: ua conferma del valore del progetto, e del valore di ognuno di questi giovani, che noi avevamo già scoperto ed apprezzato, un venerdì pomeriggio di prove dopo l’altro. Un grande grazie lo rivolgiamo anche alle due registe e alla volontaria Alessandra. E gli ospiti del Piccolo Rifugio ci stanno già chiedendo quando si ricomincia a fare teatro!”
Il concorso In Your Shoes è stato indetto dalla Consulta Provinciale degli Studenti di Treviso, insieme con l’Ufficio VI Ambito Territoriale di Treviso, Volontarinsieme – CSV Treviso, la Provincia di Treviso, lUlss 7,8,9 e gli altri Enti aderenti al Tavolo Provinciale della disabilità.
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Nel corso dell’anno scolastico 2015/2016 al Piccolo Rifugio di Vittorio Veneto abbiamo avuto la fortuna di accogliere per molti pomeriggi un gruppo di studentesse volontarie della 3B del liceo linguistico Da Collo di Conegliano, capitanate da Beatrice Buffoni e seguite dai professori Gaetano De Biase e Tiberia Pavan.
Hanno condiviso tempo e laboratori con i nostri ospiti, e al termine hanno riassunto il senso del loro progetto “Il nostro rifugio” con un video, in cui hanno coinvolto anche Monia, Giacomo, Bruno e altri ospiti del Piccolo Rifugio.
Il video è stato poi inviato al concorso In Your Shoes (“nelle tue scarpe”, riferimento al mettersi nei panni delle persone disabili, al loro fianco, con empatia) che premiava le migliori esperienze di volontariato con le persone disabili delle scuole trevigiane, e la giuria ha apprezzato “la profondità di riflessioni ed emozioni che ha saputo suscitare nei partecipanti”.
Una delle studentesse partecipanti, Aurora, ha anche scritto un racconto ispirato all’esperienza, intitolato “Solo cinque passi”, che potete scaricare in allegato qui a destra e di cui qui sotto trovate un paio di estratti.
Ancora un grazie alle studentesse, ai professori e alla scuola Da Collo tutta. E a presto, speriamo!
Solo cinque passi – Il racconto di Aurora
“Che cos’è questo posto?”
“E’ un rifugio.”
“Per chi?”
“Per chiunque abbia bisogno di cure o affetto.”
“Intendi loro?”, chiese alludendo agli ospiti all’interno.
“Non necessariamente”
A poco a poco capiva le loro parole, i loro gesti, i loro sguardi. Erano affettuosi, erano originali, erano sinceri, solidali gli uni con gli altri, erano felici a loro modo, nella loro ingenuità, nella loro “ignoranza”.
(..) Nella loro elementarità scomponevano ogni singola azione, ogni singolo ragionamento, passava tutto per un filtro, e ne usciva pulito, sincero, diretto. E poi avevano un affetto naturale e spontaneo, regalato a estranei.
(…)
Per stare con loro non serviva avere doti particolari, essere determinate persone. Non serviva. Bastava essere se stessi. Fu allora che capì le parole dell’uomo “non è possibile sbagliare in un posto come questo!”. Non era possibile trovarsi lì per caso. C’era un motivo. Il motivo, il suo motivo, era riempire un vuoto imprecisato. Forse quello sarebbe stato il suo rifugio.