Premio San Rocco al Piccolo Rifugio di Verona
25 Giugno 2013Cai di Pieve di Soligo e Piccolo Rifugio di Vittorio Veneto
1 Luglio 2013Lucia Schiavinato e Papa Francesco
LUCIA SCHIAVINATO E PAPA FRANCESCO
Chissà cosa avrebbe detto Lucia alla notizia dell’elezione del primo papa proveniente dalla “sua” America Latina? Forse avrebbe preso subito carta e penna per riscrivere quanto, pochi mesi prima di morire, ricordava alle sue Volontarie: “Non sentite tutto un clima di attesa, di gioiosa speranza… quasi un evento che sta maturando e che ora vuol passare dal di dentro di ciascun membro della nostra famiglia, per uscire coraggiosamente, entrare nella realtà della vita della Chiesa e del mondo?” (Verona, ottobre 1975).
Questa primavera della Chiesa, che lo Spirito Santo sta suscitando attraverso papa Francesco, non può ridursi ad un entusiasmo di emozioni. Lucia direbbe: c’è “un evento che sta maturando”. Quale? Poiché nulla accade a caso nel tempo di Dio, questa elezione, nell’anno della fede, di un vescovo di Roma preso dalla… “fine del mondo”, si sta rivelando una forte parola di Dio. Siamo richiamati a riscoprire quel tesoro di fede che i popoli latino americani hanno conservato con semplice freschezza, incarnandola nelle tante realtà di povertà. Certamente non mancano fatiche e problemi per la fede anche in quel continente, ma il nostro occidente è sempre più desertificato da un eccesso di razionalismo e da una esasperata fiducia nelle soluzioni economiche. Il nostro vecchio continente ha urgente bisogno di ritrovare le strade umanamente ricche del Vangelo.
Dio è misericordia
L’audacia di volersi chiamare Francesco ha provocato uno di quei paradossali capovolgimenti simbolici che segnano la storia; ora non è più un papa, come Innocenzo III, a sognare un Francesco umile e povero che sostiene la basilica del Laterano (simbolo della Chiesa) a rischio il crollo; ma è la Chiesa stessa che vede realizzarsi il sogno di un Francesco diventato papa. Che sostiene lui stesso la Chiesa in questo momento così difficile.
Papa Francesco ci ha già dato il primo grande segno di questa “riparazione” di una Chiesa segnata da tanti crolli e crepe: il forte richiamo ad un rinnovato annuncio del “Dio vivente e misericordioso”.
Annunciare la “misericordia” significa annunciare che il “cuore” di Dio, il suo amore, si china sulla nostra “miseria”. Allora quello del cristiano è un cuore che è chiamato a misurarsi con le stesse dimensioni del cuore di Gesù: “la larghezza, la lunghezza, l’altezza, la profondità”.
Lucia che è cresciuta segnata dalla spiritualità, un tempo così viva, del cuore di Gesù, non sì è però abbandonata a facili sentimentalismi, ma ha dato concretezza alle misure di quel cuore, con un’apertura a 360 gradi. Di lei si può ben dire che abbia realizzato il suo invito a vivere “con tutto il mondo nel cuore”. Come per il suo “grande” san Paolo, così nel cuore di Lucia nessuno si trovava allo stretto. Era infatti un cuore formato sul cuore di Cristo. E come quel “mite e umile di cuore” di Nazareth, così anche Lucia ha saputo andare verso tutte le “periferie esistenziali”, così care a papa Francesco.
Lasciatelo uscire!
Però, in un modo particolare, Lucia avrebbe sussultato di gioia impaziente nel sentire il nuovo papa ricordare che non si deve solo aprire la porta a Cristo che vi bussa, ma si è chiamati soprattutto a lasciarlo uscire dal nostro cuore, per andare con Lui ovunque c’è una umanità che attende l’incontro con la Vita.
Era ciò che in altro modo Lucia intendeva dire, quando amareggiata osservava: “Il Cristo è chiuso nelle magnifiche basiliche come nelle piccole, squallide, gelide, chiese. La Messa… Poi in genere si chiude (potrebbero rubare immagini e cose sacre: come se a Cristo importassero i dipinti d’autore e i vasi più o meno preziosi) e chi si è visto, si è visto!”.
Come Maria, la Vergine della Visitazione, Lucia sapeva che chi aveva ricevuto l’Eucaristia è chiamato a percorrere una continua “processione del Corpus Domini”, percorrendo con Gesù le vie degli uomini verso le ultime periferie.
don Antonio Guidolin