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23 Aprile 2012I valori del Piccolo Rifugio – Formazione per i dipendenti
10 Maggio 2012Fare politica come Lucia Schiavinato
Un folto gruppo di amici del Piccolo Rifugio di San Donà sta ripercorrendo, sotto la guida di don Antonio Guidolin, le tappe della vita di Lucia Schiavinato, la nostra fondatrice. (Qui il calendario degli incontri di “Ti presento Lucia Schiavinato”)
I problemi da lei affrontati a suo tempo sono in gran parte ancora i nostri, ed il modo con cui li ha affrontati e le soluzioni da lei trovate servono a noi di guida (con gli opportuni adattamenti).
“‘Desidero santificarmi dove il Signore vuole’…perfino in politica!” era il titolo dell’incontro del 10 marzo: abbiamo ricordato il periodo in cui Lucia si è resa disponibile alla politica locale, traendone degli insegnamenti tuttora validi per la loro sorprendente attualità.
Anzitutto ci è stato ricordato che lei si è decisa ad entrare in politica perché incoraggiata, anzi sollecitata, dal suo parroco monsignor Saretta (e probabilmente anche dal vescovo).
Già questa è una indicazione: non siamo solo noi a giudicare delle nostre qualità e competenze, né basta una generica inclinazione. Dobbiamo invece ascoltare anche, con umiltà, chi può essere in grado più di noi di valutare le nostre possibilità di dare un contributo adeguato alle necessità della comunità. Evitando un dannoso protagonismo.
C’è un secondo insegnamento che ricaviamo dal comportamento di Lucia: dobbiamo essere disponibili per la nostra comunità, anche se proviamo una certa ritrosia a metterci in politica per le difficoltà di confronto e scontro inevitabili, per il tempo di cui dobbiamo privarci per altri impegni, ecc. Ma nel contempo dobbiamo anche essere pronti a ritirarci se constatiamo che non ci sentiamo più utili, o che ci sono altri che meglio di noi possono assumersi questi impegni. Lucia infatti, dopo l’emergenza del periodo post-bellico, lasciò la politica attiva e tornò a tempo pieno agli impegni precedenti.
In quella situazione di emergenza Lucia divenne assessore all’assistenza nel Comune di S. Donà, dove c’erano da affrontare i problemi lasciati dalla grande guerra del 1915-18. Dimostrò disinteresse personale e ancoraggio ai grandi valori ideali della dottrina sociale della Chiesa, rifiutando ogni compromesso anche minimo rispetto ad essi, tanto da poter apparire perfino un po’ troppo rigida. Lucia in politica “rappresentò prima di tutto se stessa, la propria sensibilità, la propria esperienza, la capacità di discernere i veri bisogni della gente. Non aveva interessi da difendere se non quelli della gente, che per lei non si misuravano a seconda delle tessere ma secondo i bisogni”(da “L’intensità di una vita”, biografia di Lucia scritta da Savio Teker).
Quanto fosse apprezzato da tutti il lavoro della nostra fondatrice lo testimonia un episodio: quando si trattò di sistemare le famiglie senza alloggio (richiedendo un piccolo contributo) fu lo stesso capo dell’opposizione che propose di dare a lei il difficile incarico di scegliere i più disagiati tra tanti poveri.
Un altro fatto lo conferma: il suo impegno per le persone non si limitava alla assistenza materiale, ma lo associava all’istruzione scolastica e in generale alla crescita umana. Tanto che ci fu, da parte della giunta comunale di San Donà, un pubblico ringraziamento “per il fattivo interessamento che (Lucia) aveva esplicato, non soltanto per l’assistenza sociale, ma anche per il potenziamento dell’istruzione pubblica in tutti i suoi gradi”.
E’ inevitabile, per noi che abbiamo meditato sull’esperienza di Lucia in politica, un confronto con il comportamento degli attuali nostri politici, quale ci viene mostrato ogni giorno da stampa e televisione. Mi ha fatto soprattutto impressione quanto scritto da Famiglia Cristiana: “(la partitocrazia) dopo aver fatto un passo indietro, per scongiurare il rischio di una bancarotta, ora rialza la testa. Pare, però, non aver compreso la gravità del momento e le tensioni del Paese. La vecchia politica rispolvera bizantinismi e litigiosità, a difesa di interessi di parte. O dei privilegi di casta. Non un solo gesto li rende compartecipi delle sofferenze comuni. Per dirla con le parole di Gesù ai farisei: ‘Caricano gli altri di pesi insopportabili, che loro non toccano nemmeno con un dito'”.
Se prendiamo esempio da Lucia (come anche da tanti altri che hanno preso sul serio le parole di Paolo VI nell’enciclica “Octogesima adveniens”: “La politica è una maniera esigente, ma non è la sola, di vivere l’impegno cristiano a servizio degli altri”), dobbiamo lavorare per una politica diversa, nobilitare questa attività . Se i partiti si limitano a denunciare i pericoli dell’antipolitica e non attuano un profondo rinnovamento interno, resteranno cerchie chiuse, interessate solo alla loro autoconservazione. Le conseguenze potrebbero essere disastrose per il nostro Paese.
Non voglio dilungarmi per non cadere in retoriche “prediche inutili”; mi limito a ricordare Paolo Borsellino, un uomo che ha dato la vita per la una Italia onesta e pulita che ci ha invitato a “rifiutare il puzzo del compromesso morale, dell’indifferenza, della contiguità e quindi della complicità”.
Voglio infine ricordare, sempre dall’enciclica di Paolo VI prima citata, che il Papa ci aveva ammonito che, in politica, “un atteggiamento invadente, tendente a farne un assoluto, costituirebbe un grave pericolo. Pur riconoscendo l’autonomia della realtà politica, i cristiani, sollecitati ad entrare in questo campo di azione, si sforzeranno di raggiungere una coerenza tra le loro opzioni e il Vangelo e di dare, pur in mezzo ad un legittimo pluralismo, una testimonianza personale e collettiva della serietà della loro fede mediante un servizio efficiente e disinteressato agli uomini”.
Quando Lucia è entrata in politica, queste parole non erano ancora state scritte. Ma il suo comportamento è stato coerente col richiamo che esse esprimono, quasi una anticipata adesione a quanto esse richiedono.
Bruno Perissinotto