Noi Volontari x Shelter con il Piccolo Rifugio di Ponte della Priula
13 Settembre 2011Alex Mulotto e Marisa Danieli, volontari al Piccolo Rifugio, si sposano
14 Settembre 2011Lucia Schiavinato e il Congresso Eucaristico
L’Eucaristia ti cambia la vita, nel 1921 come nel 2011
Per chi cerca di vivere la spiritualità di Lucia Schiavinato, facendo parte del movimento da lei creato e camminando sulle tracce da lei indicate, qualsiasi manifestazione che abbia al centro l’Eucarestia non può che trovare attenzione devota, e costituire richiamo alle proprie radici, alimento e sostegno della propria fede.
Ricordiamo che la prima occasione in cui Lucia Schiavinato in cui espresse la propria rigogliosa fede eucaristica fu proprio un Congresso Eucaristico: quello diocesano svoltosi a Treviso nel 1921. Benché fosse allora appena ventunenne, Lucia fu incaricata di una delle quattro relazioni che vi si tennero, che aveva come titolo: “La giovane e l’amore al Santissimo Sacramento – visita – adorazione – cura dell’altare”.
Probabilmente l’approfondita meditazione dovuta alla preparazione al tema contribuì a confermare in lei la devozione vivissima che da allora sempre Lucia dimostrò per l’Eucarestia.
Da essa trasse alimento per tutte le sue opere, e volle che tutte le sue Volontarie avessero lo stesso amore. Basta leggere le lettere che scriveva ai Piccoli Rifugi per rendersi conto di quanto fosse viva in lei la preoccupazione per l’adorazione eucaristica.
Il Congresso Eucaristico diocesano di Treviso (che il vescovo Longhin descrisse come “ritrovo di anime, dimostrazione di sentimenti vivi, fusione di intelligenze e di cuori”) fu poi seguito da altri Congressi per zone e Lucia partecipò a quello di San Donà di Piave del 1925, anche se non abbiamo notizia di un suo ruolo particolare.
Per questo, nei nostri incontri periodici di Volontarie ed Associati dell’Istituto secolare Volontarie della Carità, spesso il tema eucaristico viene trattato. Ricordiamo ad esempio l’approfondimento occasionato dalla esortazione apostolica post sinodale Sacramentum Caritatis dove il Santo Padre scrive che l’Eucarestia “rende possibile, giorno dopo giorno, la progressiva trasfigurazione dell’uomo, chiamato per grazia ad essere immagine del Figlio di Dio”. Ed ancora: “Non c’è nulla di autenticamente umano – pensieri, parole ed opere – che non trovi nel Sacramento dell’Eucarestia la forma adeguata per essere vissuto in pienezza”.
Avevamo anche seguito con particolare attenzione il precedente Congresso Eucaristico Nazionale (Bari 2005) che aveva focalizzato l’attenzione sul fatto che noi cristiani “senza Domenica non possiamo vivere”. Nell’omelia il Papa affermava che “partecipare alla celebrazione domenicale, cibarsi del pane eucaristico e sperimentare la comunione dei fratelli e delle sorelle in Cristo è un bisogno per il cristiano, è una gioia, così il cristiano può trovare l’energia necessaria per il cammino che dobbiamo percorrere ogni settimana”.
Ci sembra che la venticinquesima edizione del Congresso Eucaristico, questa appunto di Ancona, abbia invece esaminato il riflesso che la Domenica proietta sui giorni feriali, sulla settimana lavorativa. Cioè sulla situazione di ogni giorno, quando l’uomo vive, soffre, ama, gioisce, intesse relazioni con gli altri uomini. E’ stata sottolineata l’importanza dell’Eucarestia nella vita ordinaria, nei rapporti di ogni giorno, nello stile di vita.
Il cristiano trova nell’Eucarestia la forza di resistere nelle difficoltà, ritrovare fiducia, aiutare i fratelli più deboli, condividere “gioie e speranze”.
Sono stati ripresi i cinque ambiti dell’esistenza al centro del convegno ecclesiale della Chiesa italiana svoltosi a Verona nell’ottobre 2006, dove appunto si sottolineava il valore dell’Eucarestia per la vita quotidiana: la vita affettiva, il lavoro e la festa, la fragilità umana, la tradizione e la cittadinanza.
Il titolo del Congresso Eucaristico 2011 ci sembra ben sintetizzare l’odierna ricerca dell’uomo: “Signore, da chi andremo?” E’ la domanda di Pietro a Gesù al termine del discorso sul Pane di vita (Gv 6,68). Ancora oggi è la domanda che ci dobbiamo porre ogni giorno.
E’ importante però che la ricerca sia comune, che il valore dell’unità sia sempre presente. Come scrive San Paolo, “poiché c’è un solo pane, noi, pur essendo molti, siamo un corpo solo: tutti infatti partecipiamo dell’unico pane” (2Cor 10,17).
Non ci sembra necessario fermarci ad esaminare i tanti momenti, pur tutti importanti, del Congresso eucaristico di Ancona: basti dire che la partecipazione è stata eccezionale, si parla di oltre centomila persone presenti alla messa celebrata dal Papa nell’area Fincantieri.
Piuttosto mettiamo in evidenza alcune della parole di Benedetto XVI nell’omelia della stessa celebrazione.
“La comunione eucaristica ci strappa dal nostro individualismo”.
“Dall’Eucarestia nasca una nuova ed intensa assunzione di responsabilità a tutti i livelli della vita comunitaria, nasca quindi uno sviluppo sociale positivo, che ha al centro la persona, specie quella povera, malata o disagiata”.
“Una spiritualità eucaristica è vero antidoto all’individualismo e all’egoismo che spesso caratterizzano la vita quotidiana, porta alla riscoperta della gratuità, della centralità delle relazioni, a partire dalla famiglia, con particolare attenzione a lenire le ferite di quelle disagiate”.
“La storia ci dimostra, drammaticamente, come l’obiettivo di assicurare a tutti sviluppo, benessere materiale e pace prescindendo da Dio e dalla sua rivelazione si sia risolto in un dare agli uomini pietre al posto del pane”.
“Il pane è frutto del lavoro dell’uomo, ma è anche, e prima ancora, frutto della terra, dono da chiedere, che ci toglie ogni superbia e ci fa invocarlo con la fiducia degli umili”
Se dovessimo racchiudere in una sola espressione il discorso del Papa, ci serviremmo di queste sue parole: “L’Eucarestia sostiene e trasforma l’intera vita quotidiana”. E come potremmo non essere pienamente d’accordo, e fare nostre la parole del pontefice, noi che seguiamo l’esempio di Mamma Lucia?
Bruno Perissinotto