Il consigliere comunale Giuseppe Costa per il Piccolo Rifugio
28 Maggio 2010San Dona’ – Festa del basket per il Piccolo Rifugio
30 Maggio 2010I volontari di “Chi è il mio prossimo” al Piccolo Rifugio di San Dona’
Massimo Tolomio, sandonatese, studente di quinta liceo scientifico al “Galilei” di San Donà.
E’ l’unico ad avere già un anno di esperienza al Piccolo Rifugio. Le tre ragazze hanno invece iniziato l’esperienza di volontariato a gennaio 2010.
Come sei arrivato al Piccolo Rifugio?
“Sono scout nel clan del gruppo San Donà 4, e i capi mi hanno proposto questo servizio. Prima di me lo aveva già svolto un altro ragazzo del clan, Davide Furlan, che veniva a fare compagnia a Gianmarco. E’ stato Davide ad introdurmi al Piccolo Rifugio”.
Quando hai iniziato?
“A gennaio del 2009. Poi ho continuato anche durante l’estate, escluso il periodo di chiusura ad agosto. Proseguirò fino a fine maggio. Poi ho gli esami di maturità e l’anno prossimo, con l’università, non avrò la possibilità di venire con costanza. Probabilmente sarò io a introdurre un altro scout al servizio qui al Piccolo Rifugio”
Quanto tempo trascorri al centro diurno?
“Sono qui ogni martedì dalle due fino alle tre e mezza o le quattro”.
Qual è il tuo impegno?
“Aiuto Antonella, che ha il compito di trascrivere al computer le ricette sperimentate al laboratorio di cucina del centro diurno (una parte di queste sono state raccolte nel ricettario “400 ml di impegno, un pizzico di creatività, sorrisi e risate q.b.”). Lei ha un problema alla vista, e quindi scrive in un formato molto grande. Io controllo che non ci siano errori e poi riduco il carattere”.
Immagino però che oltre a lavorare al computer abbiate anche avuto la possibilità di conoscervi…
“Certo, c’è sempre occasione di ridere. Lei è molto laboriosa e volenterosa, vuole scrivere il più possibile nel tempo assegnato. E poi ho scoperto che ama molto cantare, conosce tutti i canti della messa!”
Cosa ti ha insegnato questa esperienza al Piccolo Rifugio?
“Ad avere pazienza, e questo me l’aveva già anticipato Davide. E poi… c’è il fatto che quando arrivi al centro diurno ti stacchi da tutte le altre attività quotidiane: sei come in un’isola, in cui ti senti accolto, tutti ti salutano e ti chiedono come va, ti senti accettato. Vedo che le persone del centro diurno sembrano divertirsi sempre, hanno una gran voglia di vivere. Ognuno ha il suo carattere. Ma tutti sono sempre molto disponibili quando arriva qualcuno che è lì per loro”.
Aurora Bellinaso e Mara Paneghel
Alessia e Margaret, forse le conoscete, sono due ospiti del Piccolo Rifugio di San Donà di Piave.
Aurora Bellinaso (nella foto piccola) e Mara Paneghel invece sono due studentesse di II B, quarto anno di classico al liceo Montale di San Donà. Aurora è anche scout, fa parte del clan del gruppo San Donà 1 che ha sede presso l’oratorio Don Bosco.
Due che hanno scelto di partecipare al progetto “Chi è il mio prossimo?” organizzato dalla Caritas diocesana di Treviso, che dal 2001 propone ai giovani tra 17 e 25 anni, nei vicariati di Treviso e San Donà, il servizio a chi ha più bisogno da portare avanti con costanza. Qui una presentazione del progetto.
Aurora e Mara hanno iniziato l’avventura di “Chi è il mio prossimo?” a gennaio 2010 e arrivano al Piccolo Rifugio ogni mercoledì, verso le 16, per fermarsi un’oretta e mezza.
Oltre a loro anche altri giovani partecipano a “Chi è il mio prossimo” e sono presenti ogni settimana al Piccolo Rifugio. Presto su questo sito faremo anche la loro conoscenza.
Da parte del Piccolo Rifugio un grande ringraziamento a tutti i giovani volontari per la loro generosità e disponibilità.
Aurora ed Alessia stanno crescendo insieme
“Il mio compito? Nulla di più che fare compagnia ad Alessia”, spiega con semplicità Aurora.
Solo che con Alessia non puoi chiacchierare o andare fare una passeggiata…
“In effetti all’inizio ho avuto qualche difficoltà. Adesso invece ho imparato a capire. Noto dei suoi piccoli gesti che prima non notavo. Come quella smorfia che fa quando arrivo: è il suo modo di sorridere”.
Quindi adesso è più facile?
“Stiamo crescendo insieme, tutte e due. Alessia ha capito che sono lì per lei. E io ho imparato meglio a relazionarmi con lei”.
Ma cosa fate insieme?
“Soprattutto le leggo delle storie, che è una cosa che a lei piace”. (Ma anche il semplice stare accanto già vale tanto!)
Conoscevi già il Piccolo Rifugio?
“L’anno scorso con gli scout ero stata per un weekend al Piccolo Rifugio di Vittorio Veneto, ed ero rimasta entusiasta, Ci siamo fermate in particolare alla Casa Femminile: ricordo Cristina, Paola, e tutte le altre. E qui al Piccolo Rifugio di San Donà ho trovato un ambiente più o meno simile”.
Cosa ti piace di questa esperienza di volontariato?
“Mi sento utile e sento di essere utile. E’ gratificante. Vedere il sorriso di Alessia mi riempie di gioia…”
Cosa hai imparato?
“Sulla disabilità c’è sempre una gran confusione di termini, e invece poca attenzione al fatto che sono persone come noi, e che comunicano quello che pensano o che provano. Quello che imparo qui mi potrà servire anche con le persone con cui mi rapporterò in futuro”.
Mara e Margaret si confrontano
Mara, compagna di classe di Aurora, è più parca di parole, nella nostra telefonata. Non sembra timidezza, quanto piuttosto l’attenzione a trovate le parole giuste (che speriamo di riuscire a riportare correttamente). E’ in fondo anche una forma di rispetto verso quello che sta vivendo. E che è cominciato per caso.
“Ho visto sull’agenda di Aurora che era segnato questo incontro al Piccolo Rifugio, con (la coordinatrice) Susanna (Paulon). Le ho chiesto di cosa si trattava, e se era possibile aggregarsi, “perché sono curiosa, mi piace provate tante cose. Fino ad ora non avevo avuto grandi contatti con il mondo della disabilità. Conoscevo già il Piccolo Rifugio: almeno di nome, tutti sanno che cos’è. Non avevo particolari aspettative su questa esperienza di volontariato: ero pronta ad assorbire tutto quello che sarebbe venuto”.
Ed ecco che Mara ogni settimana trascorre un’ora e mezza in compagnia di Margaret. “La aiuto a scrivere, oppure facciamo le parole crociate assieme, oppure leggiamo il giornale. Lei ci tiene ad essere informata. E’ molto intelligente, a volte mi fa anche domande sull’attualità, e mi racconta di sé, e così apriamo un confronto”. Mentre i saluti amichevoli che riceve ogni volta che arriva da tutti gli ospiti hanno rassicurato la sua iniziale timidezza.
Francesca Pavan
Francesca Pavan, 17 anni, di San Donà di Piave, studentessa al liceo classico cittadino.
Anche lei, come Aurora Bellinaso e Mara Paneghel che abbiamo conosciuto la settimana scorsa, è una volontaria del progetto “Chi è il mio prossimo” organizzato dalla Caritas diocesana di Treviso, e che coinvolge anche il Piccolo Rifugio di San Donà.
Disturbiamo Francesca al telefono (ringraziandola per la sua disponibilità) proprio durante il suo servizio presso la nostra casa.
Come sei arrivata al Piccolo Rifugio?
“Sono scout nel clan del San Donà 2, e tutti devono svolgere un servizio. I capi per me hanno scelto questo”.
E qual è stata la tua reazione?
“All’inizio non mi ispirava molto, perchè pensavo fosse molto impegnativo e non sapevo se ce l’avrei fatta a venire tutte le settimane.
Poi invece ho scoperto che l’ora e mezza qui il giovedì pomeriggio passa tranquillamente e mi diverto un sacco”.
Perchè ci si diverte?
“Tutti sono sempre allegri e ti rendono partecipe delle attività. Poi si fanno i vari lavoretti…”.
Quando hai cominciato?
“A gennaio 2010”
Qual è il tuo compito?
“Sono al centro diurno del Piccolo Rifugio, e mi hanno chiesto di stare con Gianmarco un ragazzo in carrozzina. Anzitutto per fargli compagnia. E poi se ne ha voglia scriviamo al computer, leggiamo”.
Quanti anni ha Gianmarco?
“Diciotto, quindi è quasi mio coetaneo. Per l’aspetto fisico e per altre cose non si direbbe. Però ha anche lui dei desideri da ragazzo della mia età, come quello di uscire con ragazze. All’inizio fai fatica a capire i suoi gusti, o perchè faccia una cosa. Ma poi impari, e te la cavi”.
Avete un buon dialogo?
“Lui parla molto, e ama raccontare quello che fa”.
Ti accorgi che è contento della tua presenza?
“Sì, lo vedo sempre che ride quando siamo insieme. E mi aspetta! A lui fa piacere stare con qualcuno, per non sentirsi isolato”
Cosa ricevi al Piccolo Rifugio?
“Sicuramente la capacità di interagire con persone diverse da me”.
Non avevi mai avuto a che fare con persone con disabilità?
“Sì, però in occasioni episodiche. Qui invece c’è un rapporto continuato, è diverso”.
Sono 20 i giovani di gruppi scout o di Azione Cattolica che hanno prestato servizio al Piccolo Rifugio di San Donà nei dieci anni di esperienza di “Chi è il mio prossimo”, il progetto di educazione e di pratica del servizio proposto dalla Caritas di Treviso.
Di questi 20, nell’anno scolastico appena concluso in 7 hanno condiviso le loro giornate con noi: Mara Paneghel ed Aurora Bellinaso (nella foto piccola), Giulia Marcuzzo, Emiliano Roccomani e Federico Fortunato presso la comunità residenziale, Beatrice Belluzzi e Francesca Pavan al centro diurno.
A ciascuno sono stati proposti servizi pratici diversi, affiancando gli ospiti.
“Ma il fondamento – spiega Federico Mucelli, referente di ‘Chi è il mio prossimo’ per il vicariato di San Donà – rimane la relazione vivificante con l’ospite. Questa è la linea del progetto, che incontra anche le linee pedagogiche del Piccolo Rifugio.
Ogni anno, prima di cominciare il servizio incontriamo i vari giovani e con l’aiuto di coordinatrice ed educatrici cerchiamo di delineare quale sarà il loro ruolo, quali gli atteggiamenti più favorevoli alla relazione, quali i possibili dubbi che emergono da un giovane che per la prima volta si trova ad incontrare il vario e complesso mondo della disabilità.
Durante il servizio i ragazzi non vengono lasciati soli: oltre agli educatori della struttura, un’èquipe territoriale composta da me, Mauro Spadotto capo scout e Angela Biasi, educatrice, incontra i giovani volontari, dando la possibilità di una formazione in itinere e di una verifica costante”.
Cosa lascia ai giovani l’esperienza di ‘Chi è il mio prossimo’?
“Quest’anno – racconta Mucelli – nell’incontro conclusivo del 20 maggio, i giovani hanno comunicato, anche con una forte emozione, l’importanza che ricopre questa esperienza nella loro vita in crescita.
Dover fare esperienza del limite li ha messi a contatto con i loro limiti personali
Sentire che persone li aspettano ogni settimana per poter condividere un paio d’ore, ha permesso loro di riflettere su come gestiscono il tempo. E su come si sta perdendo il gusto dell’incontro, e come molti incontri di massa (dallo spritz hour al social network) si connotino come momenti ad alto impatto emotivo, ma lascino poco o nulla sul piano dei valori, del contenuto.
Il saluto, un grazie, un contatto fisico sono modalità in fase di riscoperta: modalità che nel quotidiano si sono perse.
L’essere importante per qualcuno (e quel qualcuno non è un nickname ma ha un volto, un nome, una storia ben definita) ha permesso loro di pensare alla logica della responsabilità, dell’impegno, come conquista nel loro percorso di vita”.
Partecipare a “Chi è il mio prossimo” richiede un impegno di un pomeriggio alla settimana per ben due anni scolastici. Mara, Aurora e Francesca hanno completato con maggio 2011 il loro secondo anno (ma confidiamo che continuino a restare vicini al Piccolo Rifugio!) mentre aspettiamo anche l’anno prossimo al Piccolo Rifugio Giulia, Emiliano, Federico e Beatrice.
Che cos’è “Chi è il mio prossimo”?
“Il progetto – scrive Mucelli -, nato ormai 10 anni fa in seno alla Caritas Tarvisina (Diocesi di Treviso), cercava di dare continuità all’esperienza dell’obiezione di coscienza al servizio militare e del servizio civile, che nel tempo aveva raccolto più di 1000 ragazzi oltre a 150 ragazze dell’Anno di Volontariato Sociale. Persone che successivamente, avevano scelto, a vario titolo, di rimanere nell’ambito del sociale, del volontariato, del servizio verso gli ultimi.
Muovendo i passi da questa progettualità, ci siamo ben presto resi conto che c’era, in ambito giovanile, un grosso desiderio di sperimentare gesti di solidarietà , ma spesso mancavano le giuste proposte, gli spazi organizzati, la programmazione per queste accoglienze. Il progetto, anche in collaborazione con la pastorale giovanile diocesana, ha cercato di dare risposte a queste nuove ed importanti esigenze, delineando 2 obiettivi essenziali:
educare alla solidarietà i giovani,
fornire la possibilità di scelte di servizio quotidiano nei territori di provenienza”.