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27 Febbraio 2010Lidia Festini, Volontaria della Carità
E’ mancata nella mattinata di mercoledì 10 febbraio 2010 Lidia Festini, bellunese, dal 1963 Volontaria della Carità , ospite del Piccolo Rifugio di Verona, 90 anni. Negli ultimi tre giorni la sua condizione era peggiorata a seguito di un ictus.
Pochi giorni fa, il 28 gennaio, il Piccolo Rifugio si era stretto attorno a lei per celebrare il suo compleanno.
Ora si stringerà di nuovo attorno a lei per il funerale, previsto per venerdì 12. Il corteo funebre parte alle 9 dal cimitero monumentale di Verona per salire in Comelico, nelle Dolomiti, terra natale di Lidia. Qui, alle 14, in località Casamazzagno, frazione di Comelico Superiore, viene celebrato il funerale, e poi la sepoltura.
Originaria del Cadore, la Volontaria perse una gamba a 20 anni a seguito di un infortunio. Venne a vivere al Piccolo Rifugio, che allora aveva ancora sede a villa Mirandola a Settimo di Pescantina, a 35 anni. Qui ha operato come sacrestana e collaborato nell’amministrazione. Per qualche anno, finché la salute glielo ha permesso, ha anche vissuto in autonomia in un appartamento, assieme a Graziella Calimero, un’altra persona disabile che era stata in precedenza ospite del Piccolo Rifugio. Le difficoltà e la aalute – col tempo, a causa di una malattia, è anche diventata completamente sorda – hanno poi portato Lidia a fare ritorno al Rifugio, dove ci si prende cura di lei.
Lidia è entrata a far parte delle Volontarie nel 1963.
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Così Giorgio Arduini, amico del Piccolo Rifugio di Verona, ricorda la Volontaria della Carità Lidia Festini, tornata al Signore mercoledì 10 febbraio.
Avevamo ancora, negli occhi e nel cuore, le immagini di quel giovedì di gennaio allorquando, attorno ad una tavola imbandita in compagnia di tanti amici festosi, augurammo a Lidia di raggiungere, in letizia ed in salute, il traguardo delle 100 primavere.
Poi, improvvisamente, quasi uno schiaffo in pieno volto, la notizia: ” Lidia ci ha lasciati ed è tornata alla Casa del Padre!”
Sono rimasto incredulo e stordito. E per l’intera giornata ho pensato soltanto a lei.
Una vita, la sua, vissuta nella sofferenza, con straordinaria serenità e letizia. Aveva quasi interamente perduto l’udito da 15 anni, ma quella menomazione non l’aveva piegata, anzi, l’aveva arricchita di una sensibilità poetica e musicale che la ricompensava di ogni privazione fisica.
A 20 anni, un tragico incidente aveva richiesto l’amputazione di una gamba e l’applicazione di una pesante e dolorosa protesi. Ma anche quella menomazione non aveva inciso sulla sua straordinaria voglia di vivere.
Donna forte del bellunese, aveva saputo reagire sino a mettersi addirittura a servizio di attività interne al Piccolo Rifugio e di persone più sfortunate. Nel 1962, infatti, entrò nell’Istituto Secolare Volontarie della Carità e successivamente anche come ospite presso il Piccolo Rifugio di Settimo, poi infine a Verona dove, dopo una vecchiaia trascorsa all’insegna della pazienza, dello stupore, della contemplazione e della preghiera, ha raggiunto ciò che in vita aveva sempre desiderato: “l’ascolto della perenne melodia del Cielo”.